Estate. Tempo di gaypride. Inutili
Domenica 7 giugno 2015 – Corpus Domini – a casa, a Taurianova
Un tempo, il mese di giugno era dedicato alla devozione al Sacro Cuore, oggi si è scesi un po’ più in basso, valicando l’ombelico e qualche pelo superfluo. E’ la notte dei tempi, accettiamola per quello che è. Verrà, prima o poi, il tempo della serietà…
Non mi aspetto, quest’anno, le oltre ventimila maledizioni frocie del passato 2014: qualcuno, come da legge naturale, non ci sarà più, altri sono volati all’estero, come altre migliaia di giovani italiani, in cerca di lavoro. Qualcuno avrà trovato il tappo giusto per il proprio vaso di Pandora, uno o due avranno deposto le armi. Molti, ahimè, hanno indossato la tanto vituperata tonaca.
Eh, sì! Una grande folla di gay, pur odiando Santa Madre Chiesa, si prostra davanti all’altare per ricevere il dono (malriposto) del sacerdozio. Ne sono testimone, se mai ce ne fosse bisogno. Ho tanti amici froci preti e conosco anche altrettanti preti froci, a volte incattiviti dall’imposto silenzio. Insomma, in certi casi è solo questione di tempi: alcuni gay arrivano maturi al sacramento, altri maturano la propria diversità col vino dell’altare. Dio ci perdoni tutti: loro, sepolcri imbiancati, e noi, sepolcri imbiancati.
Ma torniamo alle processioni laiche (si fa per dire) dell’orgoglio omosessuale italico. In queste ore, hanno già sfilato le bandiere arcobaleno in alcune città. Altre lo faranno nelle prossime settimane, fino al mese di agosto, nel resto della penisola.
Col caldo agostano, i sudori arcobaleno laveranno Reggio Calabria.
Ora, sui gay di Calabria avrei qualcosa da dire, essendo omosessuale e vivendo in questa terra. Mi chiedo dove stiano, a parte che nelle stanze del Palazzo, le associazioni per il resto dell’anno. Certamente non sulla Piana di Gioia Tauro (dove vivo e seguo le attività della mia gente), né sul resto del territorio della regione, che non sia una qualche sede semistituzionale nei pressi di Corso Garibaldi a Reggio Calabria, per esempio, o qualche auletta di scuola dove si sussurri di uguaglianza/diversità, o qualche locale serale o notturno dove si esibiscano più o meno brave o volgari dragqueen, più o meno bravi o volgari presentatori.
Attività tali da complimentarsi, no. Non se ne vedono. Firme di patti ed alleanze politiche, quelle sì. A iosa. Con decine di foto pubblicate sapientemente sugli scandalosamente ignoranti social.
E’ questa la grande lotta alla discriminazione? Il muro da costruire fra la disperazione e la vita felice? Due foto e una stretta di mano? Me lo chiedo e mi rispondo no. Faccio tutto da solo? Beh, forse sì. Come spesso capita, quando qualche giovane, uomo o donna, mi chiede come faccia, io, ad essere così sereno della mia omosessualità. Già, come? La risposta me la e gliela consegno con la stessa serenità: ho condiviso e condivido con la famiglia ogni istante della mia vita, lascio fuori i sindacalismi e non mi fido degli “avvocati”. Sono arrivato a 54 anni, orgoglioso delle vittorie e degli errori. Il tempo per correggerci la vita ce lo da, eccome. Per il resto c’è Equitalia.
Ma sembra che la condivisione familiare, per molti gay, sia più difficile dello sciamare, spesso scomposto, per le vie cittadine. Sembra che le peggiori brutture accadano fra le mura domestiche, piuttosto che negli squallidi luoghi di ritrovo di categoria, nei lager del preservativo dimenticato, nelle tristezze della saune da piattola assicurata (quando va bene), negli angoli bui dove si cade accoltellati ed insanguinati come agnelli al macello. A detta di certo psicologiume da associazione pseudo umanitaria, “la famiglia è un covo di vipere ed infelicità: scappa se non puoi correggerla”. Già! Così mi disse, durante una presentazione del mio Diario di una vecchia checca, un presunto psicologo di settore. “Lei, Spirlì, è un miracolato ad avere una famiglia così collaborativa…” Risposi che alla nobiltà dei miei famigliari volevo aggiungere la mia voglia di condividere con loro, che amavo ed amo, ogni respiro della mia esistenza…
Punti di vista? Sicuramente. Ma io continuo a credere che le risposte si trovino se si pongono le domande. Che gli equilibri si cerchino e si ottengano solo insieme. Insieme ai propri Cari. Il resto è fuffa. Spettacolo finto. Farsa politica.
Prima che omosessuale, Uomo.
Fra me e me