La Calabria cerca la propria Destra
Venerdì 31 luglio 2015 – Sant’Ignazio di Loyola – Redazione SUD, Porto di Gioia Tauro
Dal Corsivo della vecchia checca – Il Garantista, 29/7/15
“DE PROFUNDIS IN LINGUA CALABRA PER IL CENTRODESTRA
Arroganti e sfrontati come la Donna (nera) con la falce, vestono i panni farisei dei piagnoni per cercare di apparire vivi. Ma vivi non sono. Se la vita è moto, l’immobilismo colpevole del centrodestra calabrese è sinonimo di una morte non più apparente, ma manifesta. Eccome!
Eppure… Non corre giorno nel calendario che “un qualcuno” dell’asfissiato CDX non chiami all’adunata i sodali e i fans. Sale, saloni, piazze, angoli di strada, tavolate casalinghe e di rostipizzeria simpatizzante: ogni dove è buono, per raccontarla.
Senza neanche riflettere sulla scontata figura da quacquaracquà, ogni punzonato rappresentante della buonanima tenta l’arrembaggio. Sugli altri. Ma non certo sugli altri “forestieri”, magari di CSX. No, no.
The Others sono gli altri capocorrente della stessa coalizione (se vogliamo proprio chiamarla così).
Un farsi le scarpe a vicenda. Un accaparramento da caporale di raccoglitrici d’olive di novecentesca memoria.
Rinnovamento, ricostruzione, rifondazione, rifusione, recupero, rimbalsamazione… Una pena infinita!
Moto non moto, per giustificare l’arroccamento sulla poltrona e il relativo godimento di corposi e grassi emolumenti. Non se ne vanno, no. Non si dimettono. Anzi! Continuano a blaterare, sapendo di farlo, di programmi e progetti di rinascita, di nuovo corso, di futura ossigenazione.
Cazzate! Rutti al gusto marcio di una politicazza vergognosa, che se ne fotte della povertà dilagante e della stanchezza del popolo sofferente.
Finita l’invernale processione televisiva, comincia il larvamento in giro per sagre paesane e feste patronali. Descamisados e sudati, appaiono come i vermi nei fichi dopo la pioggia. Non c’è palcoscenico che non li accolga, né associazione che non li inviti. Soprattutto quelle fondate o costruite proprio come mutande per cotanti coglioni.
La Calabria ha bisogno di ben altro. Da queste parti c’è necessità di lotta vera. Di coraggio e Verità.
Siamo alla fame, mortificati dagli esattori che non perdonano gli sbagli, schiaffeggiati da datori di lavoro che preferiscono un clandestino ad un padre di famiglia, raggirati da una classe politica sorda, quando non è infame.
Ne abbiamo abbastanza di convegni e proclami. Pretendiamo rispetto, pane e lavoro. #andateveneacasa”
… Ecco! L’ho detto! Ora sto meglio.
Non so tenere rospi in gola, io. Sono figlio di mio Padre, che non le mandava certo a dire. Guelfo o Ghibellino che sia, non ce la faccio a seguire a capo chino un gregge, una mandria ammansita da qualche favore personale.
(Moti di Reggio 1970, Boia chi molla)
La Calabria DEVE smettere di vendersi – Svendersi – nella speranza di un tornaconto personale: così facendo fa accomodare, da sempre, ventri enormi di pantagruelici commensali, che, preso posto a tavola nello stomaco del Palazzo, se ne strafottono di tutti. Soprattutto di chi patisce la fame e la disoccupazione. Il CDX calabrese non corrisponde più al desiderio di Destra della Gente di Calabria. Faccia ammenda di tutto il percorso sbagliato e rinunci a perseverare nell’errore demoniaco.
Da ieri in poi non gliene perdoniamo più mezza.
Fra me e me, riflettendo a voce altissima.