Costretti al razzismo
Domenica 27 settembre 2015 – senza santi in paradiso – a casa, a Taurianova
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Non eravamo certo razzisti, noi Italiani. Anzi!
Accoglievamo col sorriso e con generosità quanti venivano a stabilirsi nel nostro Paese. Eravamo ricchi di dopoguerra e boom e condividevamo tutto. Checchè se ne dica!
E se al Nord scrivevamo “Non si servono terroni”, al Sud l’arrivo di un lombardo o un veneto non era accolto coi fuochi d’artificio. Se era donna, poi, Puttana! era il saluto più cristiano. Ma non era razzismo! Preoccupazione, forse. Paura, no.
Oggi è paura allo stato purissimo. E ce la insegnano loro. Ci obbligano. Con gli arrivi continui. Con i loro reati. Con le pretese. Le offese. Coi loro tablet e smartphone, che ci sbattono in faccia; a noi che non abbiamo più i soldi per pagare le ricariche di telefonini del ’90. Con l’arroganza e la presunzione. Con la loro diversa diversità, che vogliono impiantare qui, a casa Italia. Non innestare: impiantare proprio! Coi forti odori di cucine spavalde nei condomini della pastasciutta. Coi negozi di robaccia scaduta e velenosa.
Asiatici o africani, apolidi o americani che siano, arrivano in Italia e pretendono di imporre la loro legge alla Nostra.
Ci costringono a odiarli. Tutti. Quelli di qui e i loro parenti rimasti a casa loro. Perché ci costringono a difenderci. Magari attaccando. E questo non va bene.
Perché noi non siamo come ci vogliono far diventare. Né come ci descrivono.
Ma abbiamo le balle strapiene delle bugie di regime e di certa stampaccia serva della menzogna mafiosa e massona. Stampaccia venduta alla bugia buonista e ipocrita, che nasconde la più perversa delle cattiverie: lo schiavismo autorizzato.
Più lasciano fare, a scafisti e guide alpine, più gente arriva, più si ingrassa la mafia. Più ci incazziamo. E più spariscono secoli di lotte operaie e sindacali. Già! Perché la presenza di immigrati asserviti alla mafia, fa sì che, non solo la vita quotidiana, ma anche e soprattutto il lavoro perda di valore, ovunque.
Nella mia Piana, ad esempio, la solfa è sempre la stessa: “- Se vuoi lavoro, sono venti euro a giornata. Altrimenti prendo un negro. – E i contributi? – I che???? Ho capito: prendo un negro!”
Non li odi, i neri che lavorano a due lire e ti fanno perdere la giornata, se hai una famiglia da mantenere?
Non odi il cinese che ti vende il maglione che ti procura l’infezione alla pelle o le scarpe che ti si rompono già nella scatola?
Non odi l’islamico che può sgozzare il suo agnello per strada, mentre tu, il tuo lo devi macellare secondo legge, altrimenti son cazzi?
Non odi il senzaterra, l’apolide, che ti entra in casa e ti ripulisce ogni cassetto?
Non odi questi eserciti di senza documenti che non sai da dove arrivino e dove vogliano andare e che ti vogliono morto o sottomesso?
Altro che razzismo: violenti e omicidi, rischiamo di diventare. Perché i flussi non diminuiscono, la politica non decide, ma per strada ci viviamo noi, mica i papponi del Palazzo!
Fra me e me. Sempre più preoccupato per quel che si sente in giro…