L’antifascismo che tiene vivo il fascismo
Venerdì 2 ottobre 2015 – Santi Angeli Custodi – compleanno zia Lina – Redazione SUD, zona industriale porto Gioia Tauro
(scritte cretine sui muri di città)
Me lo sento rinfacciare da sempre! Quando non sono d’accordo con amici o semplici conoscenti su temi sociali, politici, religiosi eccetera eccetera, mi atterra sul grugno il solito “ma, tanto, che parliamo a fare: tu sei fascista!”
Parte come un’offesa, ma come tale non arriva.
Il Fascismo è finito nel 1945. Io sono nato nel 1961. Non ho potuto prendere la tessera. Non ho fatto in tempo, forse; perché avevano finito di stamparle sedici anni prima. Non ho firmato alcuna domanda di iscrizione, dunque, né partecipato alle adunate di figli della lupa, balilla, balilla moschettieri e avanguardisti. Non c’ero… Non ho combattuto per Salò (come tanti vecchi orchi della Repubblica Italiana successiva). Non ho aderito a gruppi postbellici di ispirazione.
Sono, semplicemente e convintamente, un uomo di Destra. Che ha letto e legge. Che si informa e dubita. Che si confronta. Sceglie. A volte, cambia. Ma non abiura.
Sono cresciuto in una Famiglia di Destra e Cristiana Cattolica. Onoro mio Padre anche in questo: continuando ciò che mi ha insegnato. Il mio cammino è lastricato di errori, chiaramente. Come e quanto quello di tutti, o di molti. Ma di quegli errori vado fiero come delle virtù. Poche o tante che siano. Questi princìpi mi ha messo nella scarsella, al posto del denaro che non era molto, e questi princìpi seguo: Dio, Famiglia, Patria.
Sono antico? E chi se ne fotte! Sono fascista per questo? Meglio antichi e fascisti così, che ipocriti e venduti al banalissimo pensiero comune dei nostri giorni.
Chi sono, infatti, questi rozzi difensori dell’antifascismo da slogan e di facciata? Una manciata di sopravvissuti alla bugia postbellica e un pugnettone di postsessantottini indottrinati, alla bell’e meglio, nelle scatafasciate sedi di un partito che ha fuso da anni la falce e il martello e ne ha fatto candelieri da giardino per i party radicalsnob in cui cardinalazzi ciarloni, sindaci imbucati e troie siliconate si intrecciano come mozzarella di bufala tarocca. Qualche storico a senso unico. E un plotone di irregimentati soloni televisivi che devono svangare la pagnotta. Salatissima.
Con questo non nego una carrettata di errori del Ventennio. Gravissimi. Fino all’orrore delle leggi razziali con le conseguenze nefaste che il mondo conosce. E non solo quelle. L’asse con la follia tedesca non potrà essere perdonata mai. La censura. O l’arroganza del potere esercitata dai gerarchietti di provincia sulla povera gente. Chiunque procuri sofferenza non è degno di essere chiamato padre. Ma…
Ma di quel periodo sono le bonifiche, la previdenza sociale, l’edilizia popolare, l’assistenza all’infanzia, la scuola dell’obbligo, la ricostruzione industriale, la nascita delle grandi aziende… Non poca cosa…
Insomma, nella mia stolta tenerezza, mi piacerebbe che oggi, a settant’anni dalla fine della guerra e dall’orrore di piazzale Loreto (vergogna infinita), si riuscisse a trovare una vera pacificazione fra le parti. E si smettesse di usare il termine fascista come la peggiore delle offese.
Anche perché, senza tema di smentita, di schifezze immorali s’è macchiato parimenti e di più il socialcomunismo sovietico, quello cinese, il castrismo, il polpottismo e continuate voi, ché io sono vecchio e stanco…
Quando mi ricordo di non essere antifascista? Quando mi danno del fascista! Fra me e me.