OSPIZI LAGER. Ancora violenze sugli anziani
Mercoledì 21 ottobre 2015 – Beato Don Pino Puglisi – Redazione SUD, Calabria
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No, non la smettono! Nonostante molti loro colleghi siano finiti sui giornali e agli arresti, certi infami maledetti non la finiscono di maltrattare gli anziani. Nelle case di riposo, negli ospedali, nei centri di “accoglienza”.
Decine, centinaia di anziani vengono quotidianamente violentati e offesi, picchiati e uccisi, perfino. Nel silenzio di “colleghi” e superiori. Nell’indifferenza di familiari che, pur di levarseli dalle balle, “quei rompicoglioni che non servono più a nulla”, tacciono e acconsentono.
E’ dura, avere un anziano in casa! E’ lento, un po’ testone, a volte sospettoso, sordo magari. Se piove o c’è afa, vuole uscire. Se lo inviti a venire con te per un giretto, rifiuta. Conserva le scarpe nuove e si ostina a consumare le vecchie. Non usa il bastone per appoggiarsi e, poi, cade e si rompe il femore. E tu lo devi accudire.
Ma è tuo Padre, cazzo! Tua Madre! E’ uno dei tuoi sacri Nonni! Ed è grazie al Suo sudore che tu sei diventato avvocato, medico, attore, segretario, impiegato comunale. Ed è sempre grazie a Lui o a Lei che hai pane in tavola e i soldi per l’ultimo smartphone del piffero!
Eppure, non gira un foglio di calendario che le Forze dell’Ordine non trovino fra i mille ricoveri per anziani, un lager. Un plotone di bastardi che senza motivo torturano indifesi Vecchini. Li offendono nella loro malattia, nella debolezza, nella recuperata innocenza.
Qualcuno mi ha detto che scrivo sempre di loro, che sono ripetitivo. ESATTAMENTE COME I LORO AGUZZINI, rispondo! Finché ci sarà un solo figlio di troia che maltratterà anche solo con uno sguardo un anziano, io non smetterò di gridarlo all’Universo.
Gli ultimi in ordine di tempo? Questi schifosi di Prato. Che, peraltro, sono a casa! Quando, invece, dovrebbero essere condannati al “fine pena mai!” Vivi, ma morti! Come, del resto, facevano sentire quei Poveretti.
Pena di quasi morte, dunque. Unico deterrente.
Fra me e me. Meglio suicida che nelle loro mani