Trump e i lecchini
Domenica 13 novembre, San Diego – a casa, a Taurianova
Eccoli arrivare, con la lingua lurida di hotdog al tartufo bianco digerito e pronto ad essere espulso nei sacri cessi d’alabastro e oro puro del piano patronale della Trump Tower.
Gli leccano le terga solo ora che il popolo americano lo ha incoronato imperatore degli States…
Dopo la schiacciante vittoria sulla moglie del goloso Bill, signore della guerra nella ex Yugoslavia e avido di baci aspiranti al collo dell’aquila presidenziale, i laidi detrattori di Donald J. Trump, governanti e non, strisciano ai suoi piedi come processionarie. Chi al telefono, chi col messaggio chilometrico, chi implorando un appuntamento, chi scrivendo panegirici che fanno a cazzotti coi “pezzi” scritti fino a una settimana fa anche sui giornalini delle parrocchie.
Tutti pronti a consegnarsi al signore della Terra, biondo come il ciuffo di una pannocchia di mais, strafigo per il potere che rappresenta, ammogliato con una gnocca supersonica, che ha sostituito la precedente quando questa cominciava a decadere. Altrettanto gnocca. Con una figliolanza che bella è dire poco. Con un team di collaboratori ed un gruppo di amici giusti al posto giusto.
Hanno voglia a sfilare, più o meno incazzati, qualche centinaio di disperati caricati a molla dopo aver incassato qualche spicciolo da questo o quel padrone delle ombre… Hai voglia a sentir ragliare ancora certa stampaccia europea, miope più di una talpa epilettica e falsa come una banconota da un euro. Questo ha vinto e tiene ben stretta la “valigetta della pace”, mentre i vergognosi ex oppositori si prostrano come schiavi al passaggio del faraone.
Fino allo scontato risultato democraticamente ottenuto dal gigantesco magnate, figlio di madre scozzese, giornali e tv ci hanno frantumato i maroni con la vittoria certa (?) di Lady Isis. Ci hanno ubriacato di finte e catastrofiche previsioni infernali nel caso malaugurato Trump avesse vinto le presidenziali. Ora cercano di riparare cominciando a tesserne le lodi.
Vergogna!
Abbiano, almeno, la decenza di tacere o tenere la posizione. E, invece, no. Pensando che abbiamo già cancellato dalla memoria tutte le porcherie che hanno sparso su Trump, cercano di riparare, tentando lo slalom fra i velatissimi mea culpa.
I peggiori? Tutti i prezzemolini televisivi. Quelli che avrebbero valore pari allo zero assoluto, se qualche conduttore/trice non li ospitasse per farli cianciare su ogni, per la goduria delle casalinghe e delle badanti in servizio assistenza.
Sì, Vergogna!
Eravamo in molti a credere in Trump. Ora il mondo lo sa, che avevamo ragione. Non abbiamo bisogno dei convertiti dell’ultima ora.
#frameeme