Elogio della sberla di Mamma e Papà
Venerdì, 10 agosto 2018 – San Lorenzo – da Casa Spirlì, a Taurianova
Ma quale genitore 1? Ma quale genitore 2? Ma quale mamma amica o papà fratello? Rispettiamo i ruoli e mettiamo ordine nella famiglia! Il sessantotto e la cloaca morale che ha costruito a suon di droga e alcool sono morti e sepolti. La confusione sociale e umana che hanno provocato va, dunque, annientata con fermezza. Per evitare rigurgiti infernali di disordine personale e civile, ognuno di noi deve saper “rinunciare” ad ogni segno tangibile di deboscia legato a quegli anni di rivoluzione “al gusto di cotoletta di mamma”, con figliaccioni rammolliti, che, in strada, lanciavano molotov, e, a casa, s’ingrassavano le chiappe a suon di tortellini e fettine panate. Salvo, poi, con il silenzio assenso di genitori rimbambiti dalle bandiere rosse, andarsi a schiantare negli angoli dei giardinetti con siringate più o meno abbondanti di eroina e schifezze pari. E, così, di buco in buco, interi plotoni di giovani speranze si sono autodistrutti con il tacito Sì di genitori inetti e disattenti! Di quel che resta vivo di quella generazione avvelenata e rincretinita, ne abbiamo presenza fra tonache farisee, politici senza palle, banchieri spietati e usurai, impiegati e operai drogati e indebitati di Bimby e tvcolor sottili come una pellicola trasparente…
Un inferno scemo e senza futuro. Viziato e abbandonato a se stesso. Senza guida e senza sentiero. Con padri e madri che, a furia di farsi dare del coglione dai propri figli, sono diventati importanti, in casa, quanto un posacenere di plastica. Buoni solo ad elargire paghette più o men sostanziose, a comprare tablet e smartphone freschi di conio, ad organizzare mega party per ogni scorreggia dei propri figli, pur di “non farli sfigurare” davanti agli amici… Genitori imbecilli, che gareggiano con l’adolescenza della propria prole, fino a sorpassargliela a destra, trasformandosi in ridicoli “ragazzi di 40 anni”. Sapendo che l’insulto non regge il confronto, perché si è ragazzi a 14 anni e, a 40, si dovrebbe essere adulti e maturi.
Ah! Quelle corpose e paffute sberle che ti arrivavano rapide dopo avvertimento, o inattese, come piovute dal cielo, quando sbagliavi a comportarti! Ah, quelle secche cinque ditate rosse sulle guance attonite, ma consapevoli! Quanti seri professionisti hanno creato per millenni, quelle, pur sofferte, carezze sonore! Quanti agricoltori! Quante maestre! Quanti strateghi! Quanti sani giudici! Quanti Padri e Madri coscienziosi! Quanti santi per gli Altari!!!
Santa Sberla, ti prego, torna nelle nostre contrade e forma Famiglie! Impendendo, o amata maestra, che quegli anni di demenza disfattista si perpetuino, che quei veleni entrino ancora come demoni nelle vene dei nostri giovani, che il progetto di distruggerla, questa meravigliosa Umanità, trovi compimento.
O tu, cinquina didattica e formante, o il nulla! Il deserto senza sale e senza sabbia al quale ci vorrebbe piegare quest’ultima ombra di pazzia sinistronza, sopravvissuta, sì, alla “spada nella vena”, ma rincitrullita alquanto dal morbido conforto del cachemire di regime a cui si è abbandonata negli anni della bugia del permissivo “possibile schicchismo comunista”, caldo, comodo, elegante che non impegna, finto buono e finto libertario…
D’altronde, una amorosa sberla – chiaramente giustificata – NON ha mai ammazzato nessuno. Anzi, ha rinforzato qualche muscolo e raddrizzato molte schiene!
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