Domenica, 5 maggio 2019 – Santa Tosca – da Casa Spirlì, in Calabria

IMG_0247

Padre, ho peccato! Chissà quante volte l’Italia in calzoni l’ha confessato al prete per colpa di Serena Grandi. Chissà…

Vellutata e bella, luminosa, elegantemente peccaminosa come un giardino di ciliegi. Signora della fantasia di un Paese che ha consegnato la propria timidezza al navigato botteghino, pur di assaporare l’intimo piacere di farsi condannare all’inferno della sensualità che, Lei, sola fra tante, sapeva scagliare come freccia dall’arco attraverso il sacro lenzuolo del cinematografo. Serena Grandi. Come dire l’Italia, in carne e passione, di un ventennio gustoso e frizzante del cinema italiano.

Anche la vecchia checca, nei suoi giorni di navigazione nel mare in tempesta della confusione, ha consegnato i sussulti delle proprie viscere alla meravigliosa perfidia della regina della provocazione. Ricordi nitidi mi impongono una deposizione onesta al tribunale della verità. Sì, Signora, Lei è scolpita anche nell’alabastro del mio passato. E non posso che ringraziarLa.

Detto questo, benedico il mio amico Nicola per avermi regalato un pomeriggio al profumo d’Italia. È grazie al suo affetto e alla sua stima nei miei confronti, che ho potuto “incontrare” Serena e godere di una conversazione come non ne facevo da tempo.

Di Lei, oggi, apprezzo la forza, il coraggio, la determinazione, l’amore materno. Ha voluto conoscere i mostri della vita: li ha respirati, avvinghiati, sedotti e patiti. Li ha subiti e combattuti. Vinti. Per questo e per tanto altro, la ammiro. Per quella sua maternità celebrata come una pagina di Vangelo. Come fosse una notte a Nazareth, illuminata da una stella. L’amore che la lega a suo figlio è così antico, così tradizionale, così protettivo, da sembrare una sacra effigie.

Mi è piaciuto confrontarmi con Serena su questa nostra Italia rimescolata. Mi è piaciuto, sì. Ascoltare il suo parere pacato, ma possente, sulla politica, la società, l’umanità, l’arte, la cultura. Amo l’Italia e voglio vederla ancora per lungo tempo al centro del mondo. Con la sua Storia millenaria. Con gli Eroi, gli Artisti, i Letterati, i Geni, i Santi, gli Italiani di ogni tempo e ogni contrada. Il nostro è il Paese dell’Amore, della fratellanza, del rispetto, dell’ospitalità. Del buonsenso. Qui da noi, tutti gli angoli si arrotondano, tutte le ruvidezze si ammorbidiscono, tutto l’amaro si addolcisce. Siamo un popolo che si rinnova sempre, ma nel rispetto delle radici, della tradizione, dell’identità nazionale. Essere Italiano vuol dire tante cose: la prima fra tutte, è la capacità di fare famiglia, di riconoscersi e intrecciarsi indissolubilmente come un DNA. E tutto questo l’ho percepito, respirato, durante tutta la chiacchierata con Serena. Abbiamo parlato di tutto. Di noi, delle nostre cadute, delle nostre vite, di cosa speriamo per domani. Dei nostri libri e di quelli degli altri.

27857836_1017013581770124_7986127651620488651_n

 

E di Matteo Salvini, abbiamo parlato. Di quanto ci piaccia quello che fa e come lo fa. E non mi ha sorpreso per nulla, sentirla parlare con entusiasmo e approvazione per l’azione politica di Matteo. Perché Serena, come la sua Italia, è persona genuina, spontanea. Senza infingimenti. “Sono contenta di vedere l’Italia risorgere, dopo anni di sonore sberle prese sia in campo internazionale, che dentro le mura di casa. Pur convinta che l’Italia non possa restare fuori dall’Unione Europea, non posso che plaudire alla politica sovranista che Salvini sta proponendo con convinzione e fermezza.  –  mi risponde Serena, quando le chiedo cosa ne pensi del nostro Ministro degli interni – Lo ringrazio per aver fermato un’invasione incontrollata e pericolosa, alla quale contrappone un’accoglienza intelligente e umana verso chi realmente scappa da guerre vere e vere carestie. Apprezzo la sua attenzione verso i deboli e chi non può difendersi, come i bambini negli asili e gli anziani ricoverati nelle case di riposo, per i quali pretende il controllo continuo con l’uso di telecamere, rendendo la vita dura, se non impossibile, ad aguzzini che troppo spesso hanno potuto mortificare fino alla morte degli innocenti indifesi. Così come accolgo con sollievo la legge sulla legittima difesa: da troppo tempo abbiamo paura, non solo di avventurarci per le strade delle nostre bellissime città, ma anche di starcene chiusi dentro casa nostra. Perché sembra non esserci più una casa sicura. L’inasprimento delle pene e la possibilità di rispondere con fermezza e determinazione ad una ormai più che probabile invasione violenta degli spazi domestici, farà riflettere più di un malintenzionato, prima che ficchi il naso in luoghi non suoi.”

E, poi, una poderosa risata quando le dico che io mi considero “ricchione alla vecchia maniera”, che odio i gaypride, l’associazionismo arcobaleno, le adozioni da parte di genitori a paio e non a coppia, la maternità comprata a suon di dollari.

Credo che neanche a lei piacciano più di tanto…

Ne riparleremo…

 

 

Tag: , , , , ,