[photopress:casa8.JPG,thumb,alignleft] Silvio Berlusconi incassa il sì delle Regioni e il piano casa parte. Così il governo può aprire una partita importante: da un lato si risponde ad esigenze concrete delle famiglie, dall’altro si rimette in moto l’edilizia da sempre volano importante dell’economia. Non è un risultato da poco in tempo di crisi e viste le polemiche a volte fondate ma spesso davvero strumentali, che hanno accompagnato la proposta lanciata dal premier. Certo, si dirà tanto per dire “qualcosa di sinistra” che il piano iniziale è stato ridimensionato (ma il premier ha sempre detto che doveva essere concordato con le Regioni) ma  ora d’incanto la cementificazione del Bel Paese scompare o quasi, visto che anche le regioni “rosse” si sono messe in marcia assieme a quelle governate dal Pdl… Vabbé l’importante è che i cantieri partano: sono in ballo fra 60 e 70 miliardi di euro, che non sono bruscolini.  Entro 10 giorni il governo varerà il decreto legge, poi toccherà al “federalismo del mattone” dare le risposte concrete.  Tra l’altro il governo ha “confermato integralmente” gli impegni per i nuovi alloggi di edilizia popolare per i quali erano stati stanziati inizialmente 550 milioni di euro, con una parte di risorse che potranno essere reperite con la vedita delle case agli inquilini senza vendite “forzate” nei confronti di chi le occupa e non ha disponibilità economiche”. Insomma, il governo mette a segno un altro punto importante, dopo la realizzazione del passante di Mestre, l’alta velocità Fs, il termovalorizzatore di Acerra… E, a proposito di cemento “buono” e “cattivo”, arriverà anche il piano per le “nuove città”: un insediamento urbanistico nuovo per ciascun capoluogo, sempre da realizzare in collaborazione con le regioni.

In sintesi.
Ampliamenti del 20% degli edifici uni-bifamiliari o comunque di volumetria non superiore ai 1000 metri cubi. Premi di cubatura del 35% in caso di demolizione e ricostruzione con progetti di bioedilizia (ma i tetti nazionali si potranno anche superare). Sono questi i principali interventi che saranno contenuti nelle leggi regionali, leggi che i governatori – perché è a loro che passa la palla e sono loro che poi dovranno risponderne i cittadini – dovranno varare entro che i governatori s’impegnano a varare entro 90 giorni, altrimenti interverrà un commissario ad acta per “agire”. Con questa crisi è meglio non scherzare e i tempi di apertura dei cantieri non dovevono essere lunghi.

Due i punti importanti dell’accordo. Il primo. “Le Regioni  si impegnano ad approvare entro e non oltre 90 giorni proprie leggi ispirate preferibilmente ai seguenti obiettivi: regolamentare interventi – che possono realizzarsi attraverso piani/programmi definiti tra Regioni e Comuni – al fine di migliorare anche la qualità architettonica e/o energetica degli edifici entro il limite del 20% della volumetria esistente di edifici residenziali uni-bi familiari o comunque di
volumetria non superiore a 1000 metri cubi, per un incremento complessivo massimo di 200 metri cubi, fatte salve diverse determinazioni regionali che possono promuovere ulteriori forme di incentivazione volumetrica; disciplinare interventi straordinari di demolizione e ricostruzione con ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro il limite del 35% della volumetria esistente, con finalità di miglioramento della qualità architettonica, dell’efficienza energetica ed utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e secondo criteri di sostenibilità ambientale, ferma restando l’autonomia legislativa regionale in riferimento ad altre tipologie di intervento”.  Il secondo. Le Regioni s’impegnano a “introdurre forme semplificate e celeri per l’attuazione degli interventi edilizi in coerenza con i principi della legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione comunale. Tali interventi edilizi non possono riferirsi ad edifici abusivi o nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta“.
Leggi il testo integrale dell’accordo fra governo e regioni
Piano casa per le famiglie, ecco cosa si può fare punto per punto