Bersani faccia il “No AdP Day”
[photopress:208242_P.JPG,thumb,alignleft] Mi chiedo cosa vuol dire, come ha detto il segretario del Pd Bersani, “verificheremo le parole d’ordine”. Il tosto emiliano si riferisce alla partecipazione o meno al No B Day, la manifestazione (l’ennesima) degli anti-berlusconiani doc, quelli “arrabbiati” e apocalittici con il solito Antonio Di Pietro in prima linea nella piazzata anti Cav pronto a metterci il cappello (anzi l’elmetto sopra). Ha ragione il quotidiano Europa a scrivere che il Pci non sarebbe mai andato a una manifestazione dell’estrema sinistra… Mi chiedo che fine ha fatto la vecchia scuola politica del Pci che usava parole d’ordine “nette e conclusive”. Capisco che Bersani abbia problemi (i soliti) con la componente giustizialista e antigovernativa del Pd. Capisco che ci voglia in questo momento coraggio a pronunciare un no. Non un “ni” che suona come inconcludente e ambiguo. Bersani ha detto di voler fare il segretario a modo suo. Ma è forse questo? Marciare divisi (ma non troppo) per colpire uniti il bersaglio di sempre?
E’ vero che ha risposto ad AdP dicendo che il Pd non accetta lezioni di antiberlusconismo, ma non c’è una chiusa alla sua frase: no, questo non è il nostro modo di fare opposizione. Il Pd, quello ufficiale, non andrà, anche se Di Pietro afferma di essere disposto a cedere la primogenitura della manifestazione. Che generosità, la sua, mentre sul suo blog lancia il decalogo del No B Day (lo lascia in eredità al Pd?). La verità è che Bersani non ha ancora la forza per concepire uno strappo netto tra prima e dopo il cambio di segreteria. Ricordate? Anche Veltroni e Franceschini promettevano un’opposizione dialogante, costruttiva e non faziosa che si è infranta contro la diga eretta “dall’altra opposizione” politico-mediatica (anche via Tv di Stato). Ed è andata com’è andata: allineati e coperti. E sconfitti, aggiungo. Vabbè che Bersani ha detto “tranquilli compagni, fra dieci anni vinceremo”.
Se è vero che Bersani cerca altre strade, nuove alleanze e vuol costruire un’immagine del Pd come futura forza governativa e alternativa al Pdl e alla Lega forse dovrebbe dare davvero un segno di cambiamento, di esercizio della leadership. Dice di voler praticare un’antiberlusconismo diverso da quello di Adp. Forse questa è l’occasione per dimostrarlo davvero. Anche perché Tonino alza la posta e chiede che “almeno i dirigenti del Pd prendano le distanze da quanti, appena usciti dal partito, si sono già dichiarati filo-berlusconiani”. Il riferimento è Francesco Rutelli che ha osato dire: “Se condannato, Berlusconi non deve dimettersi”. Di Pietro insomma, vuol dettare linea a agenda politica del Partito democratico. Vedremo se davvero Bersani lo lascerà fare, senza ambiguità.
Un modo ci sarebbe: il Pd potrebbe iniziare a chiarire le cose facendo un No Adp Day…