[photopress:cota_bossi2.jpg,thumb,alignleft]Sarà l’effetto dell’antipolitica che ha fatto precipitare la credibilità dei partiti in tempi di crisi e di recessione, sarà l’effetto delle tante, troppe tasse, piovute come una maledizione biblica sugli italiani, sarà l’effetto dello scontro interno che attanaglia e divide la Lega (con Bobo Maroni) che avanza) e arriva fino al limite dell’anatema o forse tutte queste cose assieme, sta di fatto che Umberto Bossi ha slegato la Lega dal Pdl. Il Carroccio è all’opposizione, Monti è il nemico da combattere e da abbattere, inclusa la “strana” maggioranza che lo sostiene, e sul territorio tiene le mani libere. Così Bossi, con il solito e conosciuto fuoco di fila di frasi a effetto, attacchi e qualche “dimenticanza” (casualmente il discorso di rottura con il Pdl lo ha tenuto a Collegno… ricordate lo smemorato?) ha varcato il suo personale Rubicone. La Lega corre da sola, alle elezioni amministrative (salvo eccezioni autorizzate solo dal capo), la premiata ditta Bossi & Berlusconi perde un socio e alla via così… Ma verso quale approdo, mi chiedo? Arroccarsi in difesa dell’interesse di bottega (voti) come invece hanno fatto Pdl e Pd dove e a cosa porterà? Contrapporre l’accentuazione localistica del partito alla visione che ingloba l’interesse generale del Paese è una partita che pare persa in partenza. Come arriverà la Lega all’appuntamento più importante: le elezioni politiche del 2013? E al voto sarà la stessa Lega di oggi o assisteremo a una diaspora? Il partito padano è ammaccato fra accuse di “romanizzazione”, divaricazione fra parte del gruppo dirigente e periferia (leggi sindaci, a partire da Flavio Tosi a Verona a cui ha vietato la lista personale).

L’appoggio di Berlusconi al governo Monti per ora pare un confine insuperabile, se si guarda al presente. Ma se si guarda avanti, al dopo governo tecnico, cala la nebbia, come accade nelle battaglie quando un generale non riesce a capire che cosa sta facendo l’avversario e magari si finisce in una trappola. Al momento la prospettiva di arroccarsi sulla linea padana regalando un po’ di comuni alla sinistra (cosa che accadrà senza accordi con il Pdl) salvando forse il proprio core business elettorale pare di corto respiro. La splendida solitudine, l’ isolamento attendista, il ritorno alla Lega di lotta dai toni secessionisti, porteranno fieno nella cascina padana, ammesso che queste parole d’ordine siano ancora credibili? Oppure in prospettiva favorirà il rassemblement dei moderati (da Casini a chi nel Pd è insofferente verso la linea di Bersani), al quale molti lavorano da tempo in particolare quelli che, divisi in Italia, sono però uniti in Europa nel Ppe?

BOSSI SUICIDA LA LEGA di Vittorio Feltri

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