Piove sul bagnato, viene voglia di dire, così non mi stupisce la notizia che a cinquant’anni di età, l’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, l’ineffatibile “Batman” Franco Fiorito da Anagni avrà diritto a percepire un supervitalizio da circa 4mila euro. A meno che non vi rinunci… Tutto a norma di legge, per “carità”,  una legge regionale che risale al lontano 1995,  che poi è stata “sforbiciata” con il taglio dei vitalizi che però partono dalla prossima legislatura. Rimando alla lettura dell’articolo di Paolo Bracalini che approfondisce e spiega la fava e la rava per non tediare chi legge (Batman Fiorito cade in piedi…). Sottolineo solo che questa norma vale per tutti consiglieri regionali, non è ad personam, e ai consiglieri va anche un’indennità di fine mandato pari a 25mila euro. Non solo, molte Regione prevedono i vitalizi che, come scrive Andrea Indini (leggi l’articolo), costano 150 milioni di euro all’anno.

E tanto vale ricordare, per aggiungere altro sale sulle ferite, che ogni consigliere regionale costa in media circa 750mila euro all’anno. In tempi di sacrifici, di posti di lavoro che saltano, di famiglie in difficoltà economiche, di tagli al welfare, di crollo dei consumi e dei mutui, di perdita di valore degli immobili, sono cifre che devono far riflettere. Si parla di riduzione e accorpamento delle Province, che per me sarebbero da abolire, e troppo spesso – come ho già avuto modo di scrivere sul blog – ci si dimentica delle Regioni che gestiscono ingentissime risorse, sono diventati centri di spesa macina soldi (nostri) e mantegono macchine burocratiche, veri e propri sprechifici per non dire di peggio, che non paiono davvero all’altezza dei compiti e dei tempi in termini di costi e di risultati forniti al cittadino.

Dal 1973 le Regioni hanno tranquillamente accompagnato la crescita del debito pubblico e bisogna sottolineare il bubbone della sanità di cui hanno in capo gestione e responsabilità e la crescita esponenziale dei costi della politica. Forse è da qui che i partiti devono inziare a fare una riflessione serissima, che significa poche parole e molti fatti perché se questi sono gli esiti del federalismo voluto dalla sinistra (leggi l’articolo) con l’affrettata riforma del capitolo V della Costituzione, è meglio cambiare passo e alla svelta (Il governo sta pensando a disegno di lege costituzionale per intervenire sulle competenze regionali su infrastrutture, energia e turismo). Del resto che cosa ha portato fino a oggi questo “federalismo”? In dieci anni le “tasse federali sono aumentate del 10%“. Magari potremmo fare un’analisi sulle radici vere della crisi italiana, un paese ammazzato dalle tasse e dai balzelli…

La Conferenza delle Regioni ha approvato all’unanimità un documento che prevede tagli da fare in tempi brevissimi (con un decreto legge urgente) che è stato illustrato al presidente Napolitano e poi al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà (il premier Monti è negli Usa). Tre le misure più significative: il taglio al numero dei consiglieri regionali, che dovrebbero essere circa 300 (un terzo degli attuali); attivazione di procedure di controllo, attraverso la Corte dei Conti, anche per quelle spese connesse ai costi della politica ancora oggi non sottoposte a questo controllo; piena trasparenza e pubblicità dei dati relativi ai costi di funzionamento delle istituzioni e dei gruppi consiliari. Previste sanzioni per chi non adotta questi provvedimenti in un lasso di tempo brevissimo, al massimo di 60 giorni, come la riduzione ai trasferimenti per le Regioni recalcitranti nell’adozione di queste decisioni.  Mossa che anticipa un eventuale intervento del governo. Basteranno, saranno sufficienti a dare il senso di una svolta vera, questi provvedimenti? C’è da sperarlo e c’è da augurarsi che non sia l’ennesimo pannicello caldo. Altrimenti, come ha scritto provocatoriamente ma non troppo Vittorio Feltri, così come sono le Regioni andrebbero rottamate.

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