Così il Pd di Bersani “smacchia” Renzi
Anche i Democratici scoprono le virtù del “porcellum”, ovvero come cambiare il corsa le regole delle primarie per bloccare l’irresistibile ascesa di Matteo Renzi che, nella sfida per la premiership del centrosinistra alle elezioni politiche di primavera potrebbe “fare le scarpe” al segretario Pierluigi Bersani, con “l’aiutino” di Nichi Vendola, sceso in campo per sbancare con i voti degli elettori di sinistra – sinistra. Il rottamatore fiorentino, stando ai sondaggi incalza da vicino Bersani (è solo 5 punti indietro, forse meno), e così il Partito Diviso decide nel miglior stile “democrat” di rimettere le cose al posto giusto. Troppo rischioso votare con le vecchie regole. Meglio cambiare, mettere paletti anti-Renzi. Altro che primarie aperte… Ecco il meccanismo che hanno escogitato i “cavalli di razza” del Pd a rischio rottamazione.
Per votare ci saranno tre settimane di tempo perché i cittadini sottoscrivano il Manifesto per l’Italia, condizione per ottenere la tessera e votare ai gazebo. Ci si potrà registrare anche la domenica delle primarie (in un luogo diverso dai gazebo per impedire che ci sia chi voti più volte). A chi sottoscrive il Manifesto sarà chiesto di firmare una liberatoria per la privacy è sarà registrato nell’albo degli elettori, che in base allo statuto del Pd è pubblico. Non è finita, con il doppio turno al ballottaggio potrà votare solo chi ha già votato al primo turno. Nel caso in cui nessun candidato raggiungesse il 50 per cento dei votanti, ci sarà il ballottaggio fra i primi due.
Così la platea dei votanti si riduce e sarà più difficile per chi non è militante o partitante mettere la croce sul nome del sindaco fiorentino. Più difficile soprattutto per chi magari non è un elettore del Pd ma potrebbe diventarlo se fosse Renzi a condurre la battaglia alle politiche. E ancora: candidati e alleati dovranno sottoscrivere garanzie assicurando il sostegno al vincitore e impegnandosi ad evitare spaccature dentro la coalizione. Evidentemente c’è chi teme che Renzi in caso di sconfitta possa candidarsi al di fuori del Pd e chi cerca di esorcizzare lo spettro del naufragio dell’Unione prodiana.
Ecco il trappolone annunciato. Che scatena l’ennesima rissa nel Pd. Ovvio che Renzi dica “no” al “giochetto”. “Non capisco perché non vadano bene le regole del passato quelle che andavano bene quando hanno vinto Prodi, Veltroni, Bersani – ha scritto nella sua newsletter- Bersani ha detto che farà di tutto per fare primarie aperte, libere e democratiche. Non so se il segretario ha ancora la maggioranza degli elettori del centrosinistra: questo lo diranno le primarie. Ma il segretario ha sicuramente la maggioranza dei membri dell’assemblea: tocca a lui dimostrarsi di parola, come io mi auguro. Da parte mia rinuncio alle polemiche e aspetto di capire cosa verrà fuori. Continuando a coltivare la speranza che prevalga la saggezza e non si cambino le regole in corsa”. E ancora: “Mi pare un errore grave – afferma il sindaco – immaginare un ballottaggio in cui possa votare solo chi ha votato al primo turno (e se la prima domenica ti ammali?). Mi pare un errore cercare di restringere la partecipazione”.
“Non capisco perché il Pd debba aver paura di primarie aperte e libere. Se il cambiamento delle regole è una mossa dettata dalla paura, allora è meglio che non facciano le primarie. Se vogliono farle finte, lo dicano“, si sfoga poi Matteo sull’Unità. E aggiunge: “Sarebbe strano se alle primarie del centrosinistra si consentisse di correre a Tabacci e non al sindaco Pd di Firenze. Tra l’altro ci stanno regalando la possibilità di fare le vittime. Se gli elettori premiano un candidato diverso da quello che D’Alema o chi per lui immaginano, non è che finisce il centrosinistra”.
E Valter Veltroni parafrasando il “ragassi…” bersaniano, avverte: “Per la mia posizione e il mio ruolo sono preoccupato della tenuta del Pd, che non si spacchi e per questo più che schierarmi mantengo come Prodi una posizione di riserbo. Se Renzi tira dalla sua parte e i giovani turchi dalla loro c’é rischio di tensioni identitarie, di ritorni alle origini pericolose”.
Clima pesante, dunque, come le dichiarazioni a Repubblica del deputato Pd Paolo Gentiloni: “Ogni tanto la classe dirigente dà l’impressione di sentirsi come un’oligarchia accerchiata, anche se riconosco volentieri a Bersani di essere stato lui a chiedere e a difendere primarie aperte. Ora non può fare marcia indietro. Se ci sono dei delusi dal centrodestra che vogliono sostenerci, noi dovremmo spalancare loro le porte. I fenomeni di degenerazione sono ben altri. Ricordo che in alcune zone d’Italia il numero dei nostri iscritti supera perfino quello degli elettori…”. Sostiene invece Stefano Fassina: “L’albo degli elettori é una ‘precisazione’, perché abbiamo una lunga esperienza di primarie e ci sono stati i casi di Napoli, di Palermo, di Lecce, e cioé il rischio di inquinamento. Vogliamo solo precisare regole di garanzia. Chi sostiene il centrosinistra lo faccia in modo trasparente”. Leggendo Fassina vien da pensare allora, lo dico con ironia, che il nuovo inquinatore sia Renzi…
Vedremo cosa accadrà all’assemblea (dove Bersani ha la maggioranza) che dovrà dire l’ultima parola sulle regole, come finirà il “piccolo gioco”, se di Bersani si “parrà virtute” o se ne uscirà un Pd verticistico, chiuso in se stesso, oligarchico e tetragone a svolte “epocali” che siano parto esclusivo degli ex Pci che hanno ancora in mano le leve de comando. Una cosa è certa, a parte il rischio spaccatura, potrebbero restringersi non tanto gli elettori di Renzi alle primarie, quando quelli del Pd alle politiche… e allora sì che ci sarebbe il “big bang”.
CAOS PRIMARIE PD: AGGIORNAMENTO
Renzi: “Fermatevi prima che una risata vi venga incontro. Stiamo sfiorando il ridicolo. Si ad albo e doppio turno ma niente pre – registrazione…”
E’ questo l’appello lanciato a Bersani nel corso di una intervista rilasciata al Direttore del tg2, Marcello Masi, in vista delle primarie del Partito democratico. “Non è possibile cambiare le regole in corso”, dice Matteo Renzi. “Cosa è successo di così grave per cambiare quelle regole che sono state valide fino ad oggi? Non faccio male al Pd – aggiunge Renzi – rappresento un partito che vince le elezioni. Se gli elettori voteranno per noi bene, se voteranno per Bersani siamo pronti a dargli una mano in modo molto leale. Nella sigla Pd c’é anche la parola democratico: dunque ognuno ha il diritto di dire la sua, anche il sindaco di Firenze”. Renzi poi, parlando alla Casa del Popolo di Coiano (Prato) dice sì al doppio turno delle primarie, all’albo degli elettori, ma chiude in maniera netta alla loro pre – registrazione (il gelo con Bersani resta), “un sistema – ha detto – per portare a votare le truppe cammellate, chi ha interessi, sempre gli stessi. E’ il sintomo della paura del gruppo dirigente”… “Dire di no al singolo elettore del centrodestra che deluso da Berlusconi vuole votare per noi è un capolavoro di tafazzismo”. E lancia un affondo: le primarie svolte dal centrosinistra in passato sono servite per quasi tutti i candidati, “escluso Scalfarotto nel 2005, a piazzarsi”. Renzi ha ricordato che nel 2005, dopo le primarie, Bertinotti divenne “presidente della Camera e gli altri, Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio tutti ministri. Se volete facciamo l’esempio del 2007 con Rosi Bindi ed Enrico Letta o del 2009 con Franceschini che divenne capogruppo alla Camera. Io non farò così e dopo avere aiutato Bersani tornerò a fare quello che sto facendo, il sindaco di Firenze. Non si fanno le primarie per piazzarsi”.
Vendola: “Pare un reality…”
Il capo di Sel twitta così: “Se fosse vero che può votare al secondo turno solo chi ha votato al primo mi sentirei più un candidato di un reality show che delle Primarie”
Di Pietro: “Se primarie di programma siamo della partita”
“Noi crediamo nelle primarie di coalizione e di programma, non in quelle che portano a una resa di conti in un partito. Se fossero primarie di coalizione vi parteciperemmo”, dice Tonino. “A quel punto potremmo appoggiare Bersani, Vendola, Di Pietro…L’importante è che servano a fare chiarezza”.
Diliberto: “Parteciperemo anche perché Renzi non vinca”
Il leader di uno dei famosi partiti-cespuglio: “Noi del Pdci l’abbiamo già deciso al nostro congresso dell’anno sco.rso: parteciperemo alle primarie. Per sostenere chi? Vendola, se non sarà il candidato solo di Sel, ma di tutta la sinistra”, oppure Bersani, magari al secondo turno, “perché l’importante è che non vinca Renzi”.
DAI VECCHI COMUNISTI AI DEMOCRATICI VECCHI di Vittorio Feltri