E così il nuovo segretario del Pd dovrebbe arrivare assieme ai regali: fra quelli di Santa Lucia e quelli di Babbo Natale. Pare infatti che possa essere il 15 dicembre la data delle fatidiche primarie che dovrebbero sciogliere il nodo gordiano dell’incoronazione dell’ennesimo leader al congresso, ultimo di una lista lunghissima di ex… Primarie aperte, ha detto Guglielmo Epifani (leader pro tempore), anche se non si capisce se il segretario sarà o meno pure il candidato premier. L’alternativa di cui si parla, quella preferita da Renzi, è il 5 dicembre e la decisione spetterà alla prossima direzione del partito.

L’unica cosa certa è che Epifani pensa di arrivare in zona Cesarini, a ridosso della fine dell’anno per celebrare e consumare il rito senza scontentare Matteo Renzi che non vuole tempi rinvii ulteriori perché finirebbero con il logorarlo cementando l’area vasta che si è schierata (da sempre) contro di lui. Lo scontro fra “noi” e “loro” va avanti logorando innanzitutto il partito che mentre discute dà l’impressione di essere sempre più lontano dai problemi reali del Paese. Il romanzo a puntate dei “Mancati promessi sposi” in casa Pd va insomma avanti neanche fosse un Dallas della politica nostrana.

E mentre si va avanti nel tiro al piccione da impallinare (ovviamnet chi? Renzi, che rischia di fare la fine dei polli di Renzo di manzoniana memoria), si registra la prima iscrizione ufficiale alle primarie, quella di Pippo Civati che spiega papale papale, entrando in scena su set della telenovela: “Mi candido alla segreteria per uscire dalle larghe intese. Non possiamo stare in eterno con il Pdl. Capisco bene che non è facile staccare la spina. Questo è anche il nostro governo. Ma prima o poi dobbiamo metterci nelle condizioni di salutare la compagnia. Penso prima del 2015″… Via la manifesto civatiano contro il tatticismo, e se va contro il governo, dice, “caro Enrico ce ne faremo una ragione”. Dichiarazione d’intenti a dire il vero politicamente furbetta, aperta alla sinistra del partito e con lo sguardo che ritorna a spaziare fino a Vendola ma che pare un’ovvietà perché anche le larghe intese sono pro tempore e la navicella del governo Letta affronta acque perennemente agitate ed anch’essa pro tempore (salvo non aver una data di fine corsa messa nero su bianco).

Nel frattempo Massimo D’Alema, accreditato come alleato inedito di Matteo, si dà un bel contrordine ex compagno e pungola il sindaco fiorentino. “Chiunque si candidi lo deve fare per svolgere il ruolo di segretario, non per fare il candidato premier di elezioni che non sono dietro l’angolo. Penso che la persona adatta sia Gianni Cuperlo…”. Quanto al premier è “inutile insistere”, c’è già ed è Enrico Letta quindi a che serve inistere sull’automatismo segretario-candidato premier? “Ormai quella coincidenza non c’è più nemmeno nelle socialdemocrazie europee, nè in Germania o in Francia. Ma il segretario può partecipare alle primarie, mica è vietato”.

Porta chiusa, dice D’Alema, all’uomo pigliatutto, meglio l’idea di Barca per scegliere il segretario: “«Dovrebbero votare i partecipanti alla vita del partito, una platea più vasta degli iscritti e definita in un albo”. Ecco una interpretazione delle primarie “aperte”…
Quanto al correntismo che avviluppa il Pd, il Baffino fremente (“Io non ho una corrente”…. chiosa) punta il dito su Matteo e accusa: “Lui è il capo di una corrente, e anche particolarmente agguerrita“. Ecco il Nemico dell’Apparato, colui che genera il male oscuro del correntismo. Altro che “piccione”, “lui ha una forza mediatica che nemmeno un cacciabombardiere americano, è un centro di potere politico di prima grandezza”.

Anche Rosy Bindi dice la sua, confermando che l’Apparato lavora per affossare Renzi. “Sono contraria a cambiare lo statuto per fare in modo che il segretario non sia il candidato premier. Voglio dirlo chiaro a Bersani, D’Alema e Franceschini e a tanti altri: rigetto nella maniera più netta l’idea che, poichè c’è Renzi in campo, lo statuto debba essere cambiato”. E, sul braccio di ferro tra Renzi e D’Alema spiega: “Mi pare sia fallito il tentativo di trovare un accordo tra i due con D’Alema che ha detto: noi ti sosterremo come candidato premier ma intanto tu facci scegliere il segretario. Renzi ha risposto picche e siamo al punto in cui siamo”.
Bindi che rincara la dose andando oltre il D’Alema-pensiero del momento definendo il buon Matteo “un candidato di pietra” che è molto più di un capo corrente, perchè “è il capo di una associazione interna al Pd, un partito non può sopportare il fatto che al proprio interno, e con fini concorrenziali, che ci sia un realtà associativa altra”. Più chiaro di così.

Lo scenario per ora è questo e non pare esaltante. Matteo Renzi fa sapere che lui deciderà a settembre il da farsi, “assieme a molti altri sindaci d’Italia”. Facendo capire che la sua area di riferimento è vasta, trasversale e non va sottovalutata. Il partito, insomma, aggiungo io, è un mezzo e non un fine, si deve guardare al Paese perché la finestra sul mondo piccolo del collettivo di Bersani porta solo alle sconfitte e non è detto che sia utile a tenere assieme un grande partito di sinistra e riformatore.

Chiudo con un “messaggio” su Facebook che Leonardo Pieraccioni invia a Matteo Renzi: “Stamani il cinghiale che ogni tanto s’interessa di politica mi ha mandato un sms! Ve lo giro: ‘Digli a Renzi che quando il nonno é moribondo l’acchiappo dell’ereditá da parte del nipote intraprendente deve essere rapidissimo se le vecchie zie hanno il tempo di capire cosa vuol fare si organizzano. Dunque lasci perdere quella casa stantia e se ne costruisca una nuova, magari vista mare’. Che sia questa l’uscita di sicurezza, per dirla con Silone? Chissa, intanto Matteo Renzi in un’intervista annuncia “rifarò la Leopolda” e del Pd dice che…

Tag: , , , , , , , , , , ,