L’avvenuta approvazione del decreto salva-infrazioni n. 132/2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 settembre 2024, non sembra essere riuscita a mettere un punto definitivo al nodo dei balneari.

Il Governo, infatti, non ha esitato a impugnare la Legge Regionale Toscana del 29 luglio 2024, n. 30, contenente modifiche alla l.r. n. 31/2016 in tema di concessioni demaniali marittime. È del 27 settembre 2024 la notizia secondo cui l’esecutivo avrebbe tacciato il provvedimento di incostituzionalità.

Ma andiamo con ordine.

Al momento di approvazione della legge, non vi era ancora nemmeno la bozza di quello che è poi divenuto il definitivo decreto salva infrazioni 2024, aggiornato sulla scorta del monito (l’ennesimo) europeo di coordinare l’ordinamento italiano alla Direttiva europea sulla libera circolazione dei servizi (Direttiva Bolkestein).

Com’è noto, le amministrazioni locali e i Comuni si trovavano in una situazione delicata perché seguire la legge ante-decreto significava, con buona probabilità, vedersi notificato un ricorso da parte dell’Antitrust e una conseguente pronuncia di annullamento in sede giurisdizionale.

Sul tema, l’Italia era spaccata in due: se, da un lato, la legge nazionale reiterava da decenni un sistema basato su continui rinnovi e proroghe – con il benestare delle associazioni di categoria che auspicavano il mantenimento dello status quo – dall’altro, la giurisprudenza amministrativa e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato rimarcavano, a colpi di impugnazioni ed annullamenti, la necessità di adeguamento agli orientamenti eurounitari, soprattutto in virtù della pendenza in capo allo Stato italiano di diverse procedure di infrazioni.

In un contesto così incerto, ogni amministrazione locale ha agito in maniera diversa: alcuni Comuni hanno deliberato delle linee di indirizzo in conformità ai principi comunitari, disponendo al contempo la proroga delle concessioni già in essere (come nel caso delle delibere di giunta adottate dal Comune di Rimini n. 504/2023, dal Comune di Riccione n. 275/2023, e dal Comune di Latina n. 230/2023); qualcuno ha ipotizzato un modello basato su investimenti da parte del privato sul suolo del litorale, finalizzati alla realizzazione di opere di interesse pubblico a fronte del rinnovo (automatico) della concessione già in essere da parte dell’ente comunale (il c.d. modello Bellaria). A far discutere, però, è stato proprio il provvedimento adottato dalla Regione Toscana, approvato dall’assemblea regionale a metà estate, che modifica l’impianto approvato 8 anni fa dallo stesso Consiglio. La legge, di soli 6 articoli, riconosce espressamente la necessità di adeguare ed attualizzare la precedente l.r. n. 31/2016 alle sopravvenienze normative e giurisprudenziali che hanno delineato un nuovo assetto in tema di concessioni balneari. Riconoscendo l’importanza nomofilattica delle sentenze gemelle dell’Adunanza Plenaria (nn. 17 e 18 del 2021), nonché della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 20 aprile 2023 (resa nella causa C-348/22), la Regione Toscana ha emanato un provvedimento che potesse essere preso d’esempio da altre regioni ma che rappresentasse anche un input per il Governo all’adozione di un decreto di riordino della materia a livello nazionale.

Nodo fondamentale della legge è la previsione di equi indennizzi – calcolati in base ai parametri definiti da un decreto del Ministro dei Trasporti atteso entro fine marzo – a favore dei titolari uscenti e a carico dei concessionari subentranti, da individuarsi esclusivamente tramite gare pubbliche, secondo quanto imposto dai dettami europei. Il provvedimento, inoltre, prevede criteri di premialità per le piccole e medie imprese partecipanti alle procedure.

Secondo quanto riportato dagli assessori della Giunta Regionale Toscana, la legge si pone l’obiettivo di salvaguardare la concorrenza e fornire uno spunto al Governo per la risoluzione della vertenza con l’UE. Contestualmente, voleva essere uno strumento di tutela per le piccole imprese, di sostegno per gli investimenti per migliorare l’offerta turistica, nonché per riqualificare l’ambiente e gli spazi pubblici delle città e delle comunità costiere.

Il Governo, dal canto suo (e in maniera piuttosto prevedibile), sembra aver interpretato tale intervento come un’interferenza, non facendo attendere più di tanto il suo ricorso, nonostante le controdeduzioni fornite dalla Regione.

Il Consiglio dei Ministri, in una comunicazione ufficiale, ha spiegato che l’impugnazione della legge trova fondamento nel potenziale contrasto di alcune disposizioni del provvedimento con la normativa statale ed europea, in particolare riconoscendo la violazione della Costituzione italiana all’articolo 117, primo comma – in relazione alla competenza statale sulla gestione del demanio pubblico – e comma 2, lettera e) – in tema di tutela della concorrenza.

Spetterà, ora, alla Corte Costituzionale definire questo (ulteriore) conflitto interno e decidere se effettivamente si è di fronte a un’invasione della competenza del legislatore nazionale, considerando anche che, negli anni passati, la Corte Costituzionale ha già cassato molte norme regionali che hanno cercato di intervenire in tema di gestione del demanio marittimo (come era accaduto nei casi Emilia-Romagna, Veneto, Campania, Sicilia e la stessa Toscana, che lo aveva già fatto nel 2016).

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