Mercoledì 24 luglio 2013 – Santa Cristina – Stretto di Reggio Calabria

Leggo Il Giornale sul mio Ipad mentre attraverso lo Stretto. La giornata è limpida. I turisti fotografano tutto. Anche i gabbiani accattoni che hanno, ormai, perso ogni dignità letteraria e pittorica. Da signori del cielo e del mare a banali spazzini di resti di arancini e panini al kebab impacchettato. Le tedesche, circondate da anni di wursteln e patate, si arrossano al sole del Sud. I loro uomini sfoggiano i peggiori calzini a mezza gamba, imbrigliati in sandali di pessimo gusto. Due monache si fotografano a vicenda: sotto l’inutile velo, le ciocche di capelli che, un tempo, venivano rasati e nascosti. Ma il tempo passa anche per l’immagine del saio. Non per l’ipocrita bugia. Due spadare non lontane dalla rotta dei traghetti. Qualche barca di più poveri pescatori cerca sarde. “Un referendum fatto in casa per le case chiuse”. Leggo. Il Sindaco di Mogliano Veneto, probabilmente stanco di vedere mignotte per strada, lancia la sfida al tempo e coinvolge i colleghi d’ogni dove. 500.000 firme prima di settembre  e facciamo il referendum. La legge Merlin va abrogata. O rivista. A quei tempi erano quasi tutte costrette. Oggi, lo possono scegliere. E quelle costrette non andrebbero certo a lavorare per pagare le tasse e farsi controllare ciclicamente dal medico. Riaprano, i Bordelli. E ci salvino dalla prostituzione ad ogni angolo di via. Lupanari, Casini, Case di Prostituzione o, come li chiamavano nello Stato Pontificio, Case di Tolleranza. Riaprano i battenti. Sistemino un registratore di cassa all’ingresso. Curino l’igiene e la sanità di lavoratrici e clienti e liberino migliaia di operatrici e operatori del settore dal marchio d’infamia che si guadagnano sul marciapiede. Firmerò questa sottoscrizione e inviterò a farlo, perché non mi piace andare a Reggio Calabria, la sera, per godermi la mia adorata granita di mandorle e assistere al triste spettacolo di  bellissime ragazze che “battono” sulla centralissima via Marina. Il Bordello è segno di civiltà e non di degrado. Certo, lo Stato dovrà controllare che a gestirli non siano, come al solito, i malavitosi. Ma questo deve valere anche per tutte le altre attività. Ristoranti con personale non qualificato e non dichiarato, supermercati con cassiere dalla busta paga fasulla, negozi con venditori sottopagati, imprese edili con lavoratori in nero, aziende alimentari con prodotti scaduti e rietichettati… Non è già tutto un bordello? Dunque, riflettiamoci, su questa opportunità. Non spariamo a zero sulla proposta. E non blateriamo sulle priorità. Tutto è priorità. Perché tutto ci riguarda.

… Fra me e me, sul mare…

 

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