Giovedì 12 febbraio 2015 – Santa Eulalia – Redazione SUD, Area industriale Porto di Gioia Tauro

(Conchita Wurst)

In dialetto calabrese, diventerebbe Cuncetta Sotìzzu. In Italiano, Concetta Salame. Ma, chiaramente, l’esotismo (si fa per dire: viene da Vienna) fa la sua. E l’ennesimo prodotto della mastodontica industria gay mondiale è servito. Tanto per confondere un po’. Anzi, tanto.

Se qualcuno, infatti, s’è fissato in testa l’idea del gay depilato, liscio come il marmo pario, glabro più che sotto un attacco d’alopecia, sta perdendo tempo. I gay, quelli da manuale del (chissà se posso dirlo, oggi, senza temere assalti nucleari da parte dei ricchioni italici) frocio DOC, sono un tutt’uno con la loro barba! E mica solo loro. Anche gli eterofroci, la nuova categoria di bugiardi nazionali. Quelli che fingono di essere quel che non sono. Magari per evitare un infarto alla mamma. O di farsi diseredare dal papà, che, chissà, anche lui, nel segreto del ricordo di adolescenze condivise… Comunque… Torniamo a noi. A loro. Si coricano etero, sognano per tutta la notte di farsi inchiavardare dal vicino di casa o dal collega d’università o dal barman, il verduraio, il prete sull’altare, il meccanico, il socio o chissà chi, e, al risveglio, buttano nell’indifferenziata il rasoio e si consacrano al dio del pelo. Sarà la paura…

Da quel momento, mascherati da condottieri, da gladiatori, cominciano a frequentare le palestre, mangiano quintali di petti di pollo e sacchi di riso bollito, rassodano muscoli del petto e delle cosce e albumi d’uovo raccattati sui banchi dei supermercati. Di giorno, si disegnano tartarughe sull’addome, la notte, bevono come spugne ettolitri di Americano, Spritz, Bloody Mary, Mojito, camminano Paciotti e si mutandano Bikkembergs e D&G. In poche, un disastro! Un paciugo disordinato di menzogne, mescolate fra loro solo per parvenza. Giusto per non spaventare amici, fidanzate, colleghi o se stessi. Almeno quella parte di sé che continua a regger loro il gioco.

Oserei un “vizi privati, pubbliche virtù”. Ma sarebbe troppo nobile. Perché implicherebbe una doppia concreta coscienza di sé. Qui, invece, dietro la barba si cela un’altra barba e, dietro quella, ancora una, e un’altra. Maschere all’infinito.

Non è la barba, però, che rende maschi. Né credibili. Puoi averla ed essere trasparente e inconsistente. Oppure, puoi essere rasato o glabro di natura, e possedere la potenza e il carisma. Bisognerebbe dirlo a questa nuova generazione di timidi ricchioni.

Concettina Salame, infatti, non piace solo o tanto alle schiere cammellate dei locali notturni rainbow, ma, soprattutto direi, alle legioni di traghettatori a tempo della fiumara del sesso take away. Quello “prendi e porta a casa” e, poi, consumalo come te pare.

Come individuarli? Semplice: dalla barba. Sempre curata, sforbiciata ad ogni risveglio, pettinata e incorniciata da una chioma altrettanto geometrica. Puntuale ad ogni vertigine, imprigionata in due manate di gel passate con acquisita maestria. Parlano di figa e ne raccontano mirabilia. La frequentano, però, con odio o semplice invidia. “Tanto per”, direbbe mia madre.

Per loro nasce Conchita. Il resto è business.

Fra me e me. A volte col pelo, a volte senza, ma sempre a viso aperto.

 

 

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