In questo articolo proveremo ad analizzare, dal punto di vista di un trader sistematico, l’andamento dei mercati nel 2023, confrontando le performance dei vari settori ed evidenziando i fattori che hanno contribuito a plasmarne i rendimenti. Proveremo a identificare le tendenze in atto, per ipotizzare cosa potremmo aspettarci dall’anno appena iniziato.

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Il 2023 per i trader sistematici si è distinto nettamente rispetto ai recenti anni post pandemia. Il 2020 è stato segnato appunto dall’inizio della pandemia di COVID-19, che ha scatenato volatilità estrema e rapidi cambiamenti di mercato. Il 2021 e il 2022 hanno continuato ad essere influenzati dagli effetti della pandemia, con una ripresa economica graduale e politiche monetarie accomodanti. Tuttavia, il 2023 ha rappresentato una svolta, con l’intensificarsi delle tensioni internazionali e una politica monetaria più aggressiva, portando ad un ambiente di mercato più imprevedibile e sfidante per i trader sistematici.

Le politiche monetarie restrittive delle banche centrali hanno dominato l’agenda economica, con l’obiettivo di contrastare l’inflazione, mentre le tensioni geopolitiche internazionali hanno generato incertezza. L’esplosione di progressi nel settore tecnologico, in particolare nell’intelligenza artificiale, ha offerto nuova linfa ad alcuni settori d’investimento. Allo stesso tempo, le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime hanno continuato a influenzare l’economia globale. Questi fattori e le risposte politiche ad essi associate, hanno definito l’andamento dei mercati nell’anno finanziario appena concluso.

Rendimenti dei principali indici azionari

I trader sistematici hanno navigato in mercati turbolenti nel 2023 e, per sfruttare le opportunità di trading, l’analisi sistematica dei vari settori ha richiesto un’attenzione particolare alle dinamiche di mercato e alle risposte delle diverse categorie di asset durante l’anno. Vediamo più nel dettaglio come si sono comportati i diversi asset, prendendo a riferimento l’andamento dei rispettivi future quotati sul mercato americano.

Figura 1. Rendimenti dei principali indici azionari

Nel 2023, i principali indici azionari hanno finalmente recuperato terreno, dopo il deludente 2022, anche se con rendimenti molto variabili. Il settore tecnologico ha registrato il rendimento più elevato, con il Nasdaq che ha fatto registrare un +43,8%, mentre gli altri indici azionari hanno avuto incrementi comunque interessanti fra il +10% e il +20%, riportandosi in prossimità dei massimi storici fatti registrare nel 2021. Nel caso del Dow Jones (@YM) e del DAX (@FDAX) sono stati addirittura fatti segnare nuovi massimi storici proprio verso la fine dell’anno.

Rendimenti dei principali indici obbligazionari

Figura 2. Rendimenti dei principali indici obbligazionari

Una nota interessante viene poi dai rendimenti dell’obbligazionario, che torna a mostrare una certa correlazione inversa con l’azionario, facendo registrare rendimenti negativi sia sul decennale americano (@TY) che sul trentennale (@US). Fanno eccezione gli Euro-Bund quotati all’Eurex (@FGBL), che chiudono l’anno a +4,1%. L’andamento nel 2023 è stato comunque analogo per tutti gli obbligazionari, con un calo costante dei prezzi fino all’inizio dell’ultimo trimestre, quando si è appurato che i rialzi dei tassi delle banche centrali erano ormai alla fine, ed è partito un deciso recupero dei prezzi.

Rendimenti delle principali materie prime

Passando alle materie prime, si nota invece come il 2023 sia stato un anno piuttosto negativo per gli energetici, con il ribasso del Natural Gas che spicca con un -54,4%, ottenuto però a seguito di un 2022 in cui la crisi energetica mondiale aveva fatto lievitare i prezzi in maniera insostenibile.

Figura 3. Rendimenti dei principali Future energetici

Rendimenti dei principali metalli

Anche per quanto riguarda i metalli, il trend 2023 è stato negativo ma senza grosse variazioni. Unica eccezione per l’oro, che ha fatto registrare un incremento del +6.6%, a conferma del fatto che la sua storica correlazione inversa con i mercati azionari e sempre meno marcata.

Figura 4. Rendimenti dei principali Future sui metalli

Rendimenti di cereali, carni e soft commodities

Passando alle altre commodities, in deciso calo tutti i cereali, con solo la soia e la farina di soia che mostrano cali inferiori al -4%, mentre tutti gli altro scendono di oltre il 20%, molto probabilmente per l’allentamento delle tensioni geopolitiche che avevano portato all’impennata dei prezzi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

Forte tendenza al rialzo invece per le soft commodities, in particolare per cacao e succo d’arancia, che fanno registrare rialzi intorno al 60%. Per quanto riguarda le carni, non si registrano grosse variazioni se non sulla carne di maiale (@LH) che scende quasi del -30%.

Figura 5. Rendimenti dei principali Future sui cereali

Figura 6. Rendimenti dei principali Future sulle “soft commodities”

Figura 7. Rendimenti dei principali Future sulle carni

Passando alle principali valute contro il dollaro, non si evidenziano variazioni significative, se non la sterlina (@BP) che si apprezza del 5,3% e lo Yen giapponese (@JY) che cede -11,7%.

Rendimenti delle valute e delle criptovalute

Concludiamo quindi la nostra rassegna con il mondo delle crypto valute, di cui prendiamo a riferimento il Bitcoin. Dopo due anni difficili per questo settore, si è finalmente visto un deciso recupero delle quotazioni e della volatilità, che hanno portato a registrare un +143,4% per il prezzi di Bitcoin, ancora lontano dal suo massimo storico (circa 68.000$), ma in deciso recupero. Questo rialzo è stato favorito da diversi fattori, ma in particolare due eventi, attesi per il 2024, hanno sicuramente contribuito in maniera consistente: primo fra tutti, l’attesa per l’halving di Bitcoin, previsto per la prossima primavera. Si tratta in sostanza di un meccanismo di “dimezzamento” delle ricompense per i miner di BTC, e fra le sue conseguenze (e obiettivi) c’è quella di dilazionare la distribuzione di Bitcoin, così da controllarne l’inflazione. Questo evento, che si ripete ogni 210.000 blocchi minati (circa 4 anni), storicamente è sempre stato precursore di un periodo di bull market, e la sua attesa ha sicuramente spinto i prezzi al rialzo. Secondo, ma non meno importante, l’approvazione da parte della SEC (Securities and Exchange Commission) dei primi ETF su Bitcoin, che potranno aprire le porte del mondo crypto agli investitori che desiderano allocare parte dei loro portafogli in questo settore (anche istituzionali), ma senza acquistare direttamente BTC.

Figura 8. Rendimenti dei principali Future su valute e criptovalute

Il 2024 inizia quindi con tutti i presupposti per poter offrire buone opportunità di trading, ma nell’attesa di capire quali sorprese regalerà ai trader di tutto il mondo, invitiamo calorosamente ad utilizzare sempre estrema cautela sui mercati, per evitare sovraesposizioni che potrebbero seriamente condizionare l’andamento complessivo del portafoglio.

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Alla prossima e buon trading nel 2024 a tutti!

Andrea Unger

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