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E’ di ieri la polemica di Elton John contro il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, reo di perseguire una politica contraria all’introduzione degli studi gender nelle scuole lagunari, dalle materne in su. A dire il vero quella del cantautore britannico è solo l’ultima voce contraria alle opinioni del primo cittadino sul tema, che per suo conto non ha mai fatto mistero di essere fermamente contrario alla presenza, nei programmi scolastici, di materiale considerato sensibile e riguardante ambiti educativi di tipo familiare.

La violenza dell’attacco del cantautore fa tuttavia riflettere, con un sindaco che, senza troppi problemi o remore morali, viene etichettato come bigotto e bifolco. Brugnaro che pure è sempre stato esplicito sul tema, già in campagna elettorale, ribadendo di voler perseguire una campagna di questo tipo, e i cittadini che convintamente l’hanno votato alle scorse elezioni cittadine l’hanno fatto sapendo perfettamente la posizione del candidato sindaco riguardo questi temi. Viene da chiedersi come un cittadino straniero possa permettersi una tale violenza verbale, che offende non solo il rappresentante di una comunità, ma la comunità stessa che l’ha votato. La liceità di questi toni è probabilmente figlia di quel senso di superiorità morale che anima il progressismo occidentale amante della globalizzazione, sempre pronto a tuonare contro questo o quell’ostacolo che si frapponga fra sé e l’utopia sociale dell’abbattimento di qualsiasi confine etico, morale, geografico o religioso di sorta, che possa stoppare il gioioso (ma poi nemmeno tanto) cammino dell’uomo verso una malintesa idea di emancipazione totalitaria. L’attacco di Elton John a Brugnaro è un attacco a un sistema di valori che in Italia, fortunatamente, è ancora solido, nonostante sia stato già pesantemente aggredito da quelle prove generali di mercato unico del vivente che rappresentarono il ’68 nella penisola. E’ un attacco ad una resistenza culturale, ad una intima forma di rifiuto, comune a moltissimi cittadini, di un messaggio considerato forzoso, distorto e innaturale, quello della de-identificazione sessuale, dell’asterisco perenne appiccicato su tutto, pure a quell’intimo desiderio di genitorialità eterosessuale che, con buona pace dei mentalmente aperti di casa nostra, vorrebbe vedere un figlio crescere secondo l’educazione e i principi morali trasmessi dalla sua famiglia, e non da una stamperia di coscienze arcobalenate. A far da portaborse a questa ideologia, del resto, troviamo il solito ceto medio semicolto abituato a glorificare sermoni dirittocivilisti o ideologie anti-comunitarie come il perfezionamento sociale dell’individuo. Una operazione che parte da lontano, e che sulle ali di un vacuo elogio all’acculturamento e alla sperimentazione, sta pian piano demolendo a colpi di maglio qualsiasi fattore identificante ancora presente nella società moderna.

Di fronte a questo, possiamo tranquillamente dire che se Elton John non vuole accettare la decisione di Brugnaro, può benissimo andarsene, perché il neo-sindaco rappresenta la maggioranza dei cittadini veneziani e, da veneto, posso dire senza problemi che rappresenta un punto di vista diffusissimo anche oltre i confini lagunari. Francamente non sappiamo più che farcene di questi soloni del pensiero unico politicamente corretto, sempre attenti a lanciare attacchi volgari contro chi ha l’ardore di rigettare la loro benpensante melassa. Non sappiamo più che farcene di chi non accetta realtà diverse dalle proprie, di chi, nel nome del progressismo a tutti i costi, pretende di radere al suolo qualsiasi alternativa si discosti dal proprio sé politico. Hanno stufato, sinceramente, anche questi ricchi impegnati a dare lezioni di socialità e tolleranza, in una versione laica di un catechismo modaiolo senza la benché minima originalità. E’ di pochi giorni fa pure la dichiarazione di un’altra cantante, Madonna, la quale si rifiuta di tenere concerti in Russia, considerata un paese omofobo e non degno delle sue esibizioni. Ecco, personalmente se Elton John dovesse pensare la stessa cosa di Venezia, dopo il dramma del gender vietato nelle scuole, non avrei nessuna particolare tristezza ad accettare un suo allontanamento dal capoluogo veneto. Sia mai che in luogo del baronetto del gender possa entrare un turista più educato, divertente e originale, e magari più rispettoso delle scelte politiche della cittadinanza da cui viene accolto.

Alessandro Catto

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