In queste prime ore di G7 e a pochi giorni dalla fiducia la linea d’azione geopolitica in cui si inserisce l’esecutivo Conte pare già piuttosto chiara: il nuovo governo italiano può rappresentare una sponda per diversi interessi economici americani nel continente europeo, nel tentativo di contrastare l’asse franco-tedesco in seno all’UE, nei suoi tratti egemonici e nelle volontà germaniche di mantenimento dei regimi di austerità.

In questo senso va letta anche la presenza, piuttosto continuativa, di Steve Bannon in Italia durante il periodo di formazione del governo e nelle ore successive, a mo’ di grande promotore del nuovo ordine populista instauratosi in Italia. Un Bannon che sembra in realtà continuare ancora a contare per l’amministrazione americana, incaricato quasi di monitorare e tutelare la crescita di movimenti sovranisti europei proprio in chiave antitedesca.

L’attuale situazione può convenire anche all’Italia nella misura in cui essa saprà sfruttare a dovere le frizioni esistenti, diventando una rappresentante delle contraddizioni nate nell’UE negli ultimi anni e assumendo un decisivo ruolo di cuneo per modificare alcuni paletti economici in senso più espansivo, a vantaggio del nostro paese e della nostra economia.

Raramente si ripresenterà una situazione simile, bisognerà essere bravi a non rimanere con il cerino in mano in vista delle elezioni americane o anche prima, ovvero ad interessi americani raggiunti, anche in vista di un sempre più forte avvicinamento dell’economia teutonica al gigante cinese. Da monitorare anche il ruolo della Russia, che può essere un importante ago della bilancia nella situazione.

Insomma, il momento è ottimo, ma servirà grande capacità diplomatica per diventare protagonisti e non rimanere mere pedine di un gioco piuttosto grande, scatenato proprio grazie al grande spartiacque nato con la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, e da quell’America First che tanto successo e tanti tentativi di emulazione pare aver scatenato anche nel Vecchio Continente

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