Il referendum sull’autonomia che riguarderà Veneto e Lombardia a fine ottobre è una opportunità incompleta ma che va sfruttata, una opportunità per rilanciare in tutta Italia la tematica del federalismo, che non deve riguardare solo 5 o 7 regioni con una autonomia tutta da definire, bensì tutti, in maniera chiara e trasparente.

Se vediamo l’attuale proscenio globale e in particolar modo le amministrazioni dei paesi occidentali, dai nostri vicini dell’Austria, della Svizzera e della Germania alle superpotenze degli USA e della Russia, possiamo notare quanto questi stati abbiano correttamente investito nella tematica federale, facendo del decentramento non un motivo di disgregazione, bensì un motivo di ulteriore coesione nazionale, che spesso proprio nella coscienza della pluralità e della responsabilità locale trova un fortissimo collante, che in Italia purtroppo manca.

Manca nonostante il nostro paese sia storicamente quello più indicato per far valere addirittura su scala globale la tematica federale. Siamo il paese dei comuni e degli stati regionali, ma purtroppo da decenni continuiamo a mancare l’appuntamento con la possibilità di far fruttare culturalmente, economicamente e politicamente questo enorme patrimonio.

Il tutto in favore di un centralismo che negli anni ha causato solo ulteriore disaffezione, mancanza di emancipazione per territori che invece la meriterebbero, nonché una imperdonabile scusante per sprechi, assistenzialismi e politiche miopi.

Fa specie che molta diffidenza provenga dalla nostra Sinistra, una fazione che storicamente, fuori dall’Italia e fuori da un culto costituzionale spesso divenuto culto dello status quo, ha invece fatto del decentramento un proprio punto focale, anche nell’alveo del socialismo storico, con un esempio chiaro su tutti, quello della federalizzazione dell’impero zarista operata dall’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, e da una rivoluzione in cui molti popoli dell’impero videro una opportunità anche per far valere rivendicazioni regionali che parlavano di autonomia e riconoscimento culturale ed amministrativo.

Ecco che quindi il referendum del 22 ottobre, più che una opportunità per valutare una autonomia per sole due regioni, può essere un volano culturale per far riprendere in maniera chiara un discorso che parli di federalismo equo, uguale e trasparente per tutti. Negli interessi del nostro paese, della sua politica interna e anche della capacità con la quale esso può proiettarsi nei rapporti con l’esterno, con una architettura statuale finalmente capace di rifletterne le grandi ricchezze.

Un Sì da promuovere proprio per questo motivo, per non fermarsi alla rivendicazione singola ma per avviare un discorso plurale rivolto a tutti, in maniera trasversale, finalmente non partitica, valutando solo i vantaggi e gli svantaggi che un tale discorso potrebbe avere.

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