Una vera democrazia, oggi, deve ripartire dal federalismo
In queste ore, dopo le polemiche sul ruolo del Presidente della Repubblica, c’è una cosa su cui riflettere: in Italia c’è bisogno di chiarire in maniera forte il concetto di rappresentanza e democrazia. Non è troppo difficile, infatti, notare quanto il timore di diventare insignificanti e perenne preda di decisioni altrui (un filo rosso della retorica dell’unione nazionale) sia divenuto più reale in trent’anni di Italia unita, repubblicana ed europeista che in secoli e secoli di stati regionali.
La politica delle grandi nazioni poteva valere forse cento, duecento anni fa. Oggi non è più così e in tempo di globalizzazione la lontananza dalle istituzioni, favorita sia dalla struttura economica vigente sia dalla struttura statuale derivatane è deleteria per una vera riappropriazione popolare dei processi decisionali.
Paesi come l’Islanda, la Svizzera, l’Austria sono nazioni più piccole ma molto più coese della nostra, dove il vincolo tra eletto ed elettore è chiaro. Paesi dove la vicinanza ad eventuali sovrastrutture economiche e politiche è giocoforza più grande e di conseguenza il rendiconto chiesto dai cittadini è più facile e più limpido.
Il tutto con buona pace dei cantori delle meganazioni centraliste, dei megaimperi e delle unioni sovranazionali, istituzioni rivelatesi di tutto comodo per i poteri forti transnazionali proprio grazie alla loro lontananza dall’elettorato, dai territori e dai lavoratori patrii.
In Italia, ritardando una chiara e necessaria riforma federale ed identitaria, abbiamo favorito la nascita di una burocrazia mandarinesca, di un apparato statuale e di una pubblica amministrazione spesso sradicata, privata di radici e soprattutto di vincoli chiari.
In questa Italia non c’è una chiara trafila di rendicontazione e c’è invece una chiarissima lontananza tra i popoli, i territori e le vere istituzioni politiche ed economiche agenti in un contesto globale, anche all’interno dei singoli stati nazionali. Questo si paga in materia di rappresentanza democratica in maniera puntuale ed ineluttabile.
In tal senso un federalismo identitario, responsabile e con chiare trafile di gestione territoriale poteva essere risolutivo, ma si è preteso di andare allo scontro con poteri fortissimi e di respiro internazionale con un concetto di forza e rappresentanza valevole, forse, nel ‘700.
Quando capiremo che il federalismo è la chiave di volta di una vera democrazia e di una vera identità nazionale, specialmente nel nostro paese? Sempre troppo tardi, temo.
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