Concessioni Balneari: il “salva-estate” della Regione Calabria
La deliberazione n. 258 del 28 maggio 2024 rappresenta un’inversione di rotta nella gestione delle concessioni demaniali marittime in Calabria. Con questo atto, infatti, la Regione Calabria ha formalmente dichiarato che, per i propri enti locali, non sussiste l’obbligo generale di applicare la direttiva “Bolkestein” (2006/123/CE), ovvero una legislazione europea che richiede l’introduzione di procedure di selezione competitiva per l’assegnazione delle concessioni in contesti di limitatezza delle risorse naturali. Questa posizione si basa su una ricognizione territoriale che ha evidenziato come le risorse costiere calabresi non rientrino nella categoria delle risorse “scarse”, secondo i criteri stabiliti dalla Direttiva. La Regione ha quindi interpretato che la copiosità delle risorse marittime disponibili esime gli enti locali dall’applicare processi di gara obbligatori. Ciò nondimeno, la responsabilità della decisione definitiva sulle modalità di assegnazione delle concessioni è lasciata all’autonomia degli stessi enti locali. Questi possono, se lo ritengono opportuno, introdurre gare se identificano fattori specifici come l’esistenza di un interesse economico transfrontaliero significativo o altre condizioni peculiari al contesto locale che potrebbero rientrare nelle eccezioni previste dalla normativa europea. Il contesto normativo è ulteriormente complicato dal fatto che la Direttiva Bolkestein non solo promuove la concorrenza e l’efficienza attraverso meccanismi trasparenti e non discriminatori di selezione, ma impone anche che le autorizzazioni siano temporanee e non automaticamente rinnovabili. Questo principio è finalizzato a prevenire situazioni di monopolio o di vantaggio indebito da parte di operatori preesistenti, promuovendo così un ambiente concorrenziale equo. Per la Regione Calabria, la situazione viene interpretata in maniera unica grazie a una mappatura svolta dalla stessa, che ha rilevato l’ampia disponibilità delle risorse costiere, corroborata dalla legislazione locale che impone la riserva di almeno il 30% delle aree costiere per l’uso pubblico. Questo assicura che vi sia un accesso sufficiente alle risorse costiere, riducendo la necessità di restrizioni aggiuntive tipicamente motivate dalla scarsità. Infine, benché la Regione fornisca un quadro normativo generale e un’interpretazione della direttiva europea, la decisione finale spetta a ciascun ente locale, che deve valutare l’applicabilità della direttiva tenendo conto delle specificità territoriali e delle eventuali condizioni particolari che possono emergere. Questo approccio flessibile rispecchia la variegata realtà geografica e socio-economica della regione, consentendo adattamenti normativi che meglio rispondono alle esigenze locali.
In questo modo, la Regione Calabria non solo si conforma agli standard europei di trasparenza e imparzialità ma introduce anche un livello di discrezionalità che permette una gestione più attenta e mirata delle risorse naturali e delle opportunità economiche derivanti dal loro sfruttamento. Quante e quali altre regioni seguiranno questo percorso?