Altro che virus, è il governo a metterci in ginocchio
Soldi, soldi a palate. A valanga. Miliardi su miliardi, milioni su milioni. Troppi. Assai. Giuseppi promette. Promette. Promette. Aiuti, ristori. “Non vi lasceremo soli” dice in conferenza stampa. Annuncia decreti su decreti. Quattro, forse cinque. No, sei miliardi per le categorie colpite non dal virus, ma dal governo. Incapace di gestire al meglio l’emergenza. Dietro un DPCM si nascondo le vite di milioni di Italiani che non sanno più che fare. Come vivere. Sopravvivere.
Chiudono i cinema, i teatri, ma lasciano aperte la chiese. Il principio è uguale. E lo dico da Cristiano cattolico praticante. A messa, e ci vado ogni Santa Domenica, stiamo distanziati e con le mascherine. Come a teatro. Come al cinema. C’è chi si nutre con la Parola, chi con la Cultura. Spegnere le luci del palcoscenico è un torto fatto agli atei.
Ristoranti chiusi alle sei di sera e metropolitane cariche ventiquattro ore su ventiquattro. Qualcosa non funziona. Forse la politica dovrebbe uscire più spesso dal palazzo e vivere. Vivere la vita. Non quella delle auto blu e degli aerei privati. Ma la vita vera. Quella di ogni cittadino italiano. Come Beppo. Questa foto ha fatto il giro del web.
La stanchezza. I pensieri. Tanti, troppi. Come i sacrifici. L’impotenza. Beppo può fare poco. Non dipende da lui, dalla sua forza di volontà, dalla sua capacità come chef e imprenditore. Dietro il suo sguardo perso nel vuoto la storia e la vita di tante persone. I suoi collaboratori: il lavapiatti, il cameriere. Beppo si deve arrendere alle nuove regole imposte dal governo contro il coronavirus. Deve chiudere, abbassare la saracinesca del suo ristorante di Treviso alle 18.00. Chissà quando la riaprirà e, soprattutto, se passata la tempesta sarà lo stesso.