L’imbarazzante vittimismo di Ranucci
È incredibile il vittimismo messo in scena da Sigfrido Ranucci. A tratti ridicolo, imbarazzante. Come è incredibile che molti (anche politici), sui social e in tv, abbiano preso le sue parti. Santificandolo. Come fosse un martire della “resistenza”, l’oracolo dell’informazione libera. Eppure, ha sbagliato! È andato contro alle regole aziendali. 
Il giornalista della Rai ospite a La7, ha parlato male della Rai (azienda per la quale lavora) e, oggi, si è lamentato di aver ricevuto una lettera di “richiamo”. Un richiamo cortese, non perentorio. In alcune società, diffamare l’azienda per la quale si lavora, comporta perfino il licenziamento. Non è questo il caso. Lui, però, ha preferito vestire i panni della vittima e sui suoi canali social ha aizzato le “folle” virtuali facendo illusioni a punizioni per aver “stuzzicato” alcuni politici e partiti della maggioranza. Incredibile!
La missiva recita così:
“Lei è un capo redattore con qualifica di vicedirettore “ad personam” nell’ambito della Direzione Approfondimento.
Risulta che in data 6 maggio 2025 Lei abbia partecipato alla trasmissione *Otto e mezzo” in onda su “La 7”, ospite di Lilli Gruber.
Risulta ancora che il 7 maggio 2025 sia stato pubblicato, sul quotidiano “La Nuova Sardegna”, un articolo di Alessandro Pirina dal titolo “E’ diminuita la libertà di stampa, ma anche la gente che si informa” contenente un’intervista da Lei rilasciata al predetto giornalista. 
Risulta, altresì, che Lei, di Sua iniziativa, sia intervenuto telefonicamente nel corso della puntata del 17 aprile 2025 del programma “Piazza Pulita” in onda su “La7”.
Risulta infine che il 24 maggio 2025 Lei abbia presentato il Suo libro “La Scelta”” a Piazza Ferretto a Mestre.
Al riguardo rileviamo come tali Sue iniziative siano avvenute in assenza della necessaria autorizzazione aziendale, in contrasto con la vigente normativa in materia di incompatibilità e divieti nel settore giornalistico e con quella in tema di rapporti con gli organi di informazione (circolari DG/0010 del 24 gennaio 2003, DG/0059 dell’8 giugno 2012, DG/2016/0003263/P del 20 maggio 2016 e AD/2023/0000352 del 14 giugno 2023).
La invitiamo, pertanto, per il futuro, anche in considerazione del ruolo da Lei rivestito, a porre maggiore attenzione all’osservanza delle normative aziendali.
Certi della Sua collaborazione, porgiamo distinti saluti.”
Vi sembra qualcosa di eccessivamente punitivo? Farebbe bene l’Ad Giampaolo Rossi a punirlo, sì ma severamente, soprattutto, dopo l’ennesimo atta infamante nei confronti della Rai. Patrimonio dell’Italia e degli italiani. Non di pochi “amichetti” rossi.


