La guerra del gas
La guerra è troppo distante da noi? Niente affatto. Il rinculo dei tank russi che sparano su Kiev arriva fino in Italia. L’eco delle bombe entra dentro le nostre case. Si ripercuote sulle nostre tavole o alla colonnina di benzina. È aumentato tutto, e tutto aumenterà nei prossimi giorni. Teniamoci pronti. Sono gli effetti devastanti della guerra. Anche questi. No, non possiamo permetterci di rimanere indifferenti perché la crisi tra Russia e Ucraina la stiamo pagando anche noi. Più degli altri, come sempre.
L’Europa, ieri unita sulle sanzioni, oggi si è già sfaldata. Ognuno agisce per conto proprio e noi, nonostante Mario Draghi al governo, sembriamo essere stati messi da parte. Ai vertici che contano manca il nostro posto al tavolo e sono sempre ristretti. Americani, francesi, inglesi e tedeschi. Per i Pesi membri vengono prima gli interessi nazionali, non quelli comuni. Basta vedere le ultime dichiarazioni. Mente noi, a dire del ministro della transizione ecologia Cingolani e Di Maio siamo pronti a dire no al gas russo, rimettendoci, il cancelliere tedesco non intende rinunciare ad un solo metro cubo. “Le importazioni di gas naturale dalla Russia restano di importanza essenziale per la fornitura di servizi pubblici e la vita quotidiana dei nostri cittadini. L’Europa ha consapevolmente escluso le forniture energetiche russe dalle sanzioni.” Dice, prendendo le distanze dall’Italia con la consapevolezza di foraggiare l’amata rossa. È con quei soldi che Putin arma i suoi cannoni. È con quei soldi che distrugge e ammazza. I nostri soldi, quelli che spendiamo per riscaldarci e cucinare. Ma non solo, anche per produrre il tanto amato Made in Italy.
Ma a quanto pare non possiamo fare a meno di quel gas. Inutile dire “abbassiamo di qualche grado il termostato dei termosifoni”. Tutte puttanate verrebbe da dire. Parliamo di numeri. Quelli contano, eccome se contano e, al momento, non sono dalla nostra parte. Nel 2021 abbiamo consumato ben 76,1 miliardi di metri cubi di gas naturale e importiamo il 38,1% dalla Russia, primo esportatore, il 27,8% dall’Algeria, il 9,4% dal Qatar e dall’Azerbaigian, il 4,2% dalla Libia, il 2,8% dalla Norvegia e produciamo in Italia solo il 4,3% di gas. Che non basta. Affatto.