Mario Furlan, motivatore

Il motivatore Mario Furlan

Negazionisti e covidioti: questi due neologismi offensivi dimostrano fino a che punto è degenerata la convivenza civile. (In realtà il termine negazionista è già usato da decenni per indicare chi, nonostante le numerosissime e inconfutabili prove a riguardo, si ostina a negare l’esistenza della Shoah. E proprio per questo definire con il termine spregiativo di negazionista chi mette in dubbio alcune informazioni sulla pandemia, come se li nutrisse sull’Olocausto, significa bollarlo con un marchio vergognoso).
Chi non la pensa come me è o un nemico, o un cretino: tertium non datur. Chi è perplesso sulla verità ufficiale relativa alla pandemia non è uno che vuole ragionare con la sua testa, ma un negazionista. Mentre chi segue le regole, in un Paese anarcoide  e individualista come il nostro, non è un cittadino bravo e responsabile da elogiare, ma un covidiota da sfottere. Si affibbiano etichette infamanti, che troncano alla radice qualunque possibilità di dialogo.

L’hai notato anche tu? Sui social, catalizzatori di questo imbarbarimento, non si esprimono più dubbi, ma certezze assolute. E guai a chi le contraddice: merita insulti e derisioni. Non vale soltanto per le nostre opinioni sul coronavirus, ma per tutto. Siamo divisi in tribù in guerra tra di loro: destra contro sinistra, religiosi contro laici, cacciatori contro animalisti, milanisti contro interisti… Con infinite guerre intestine, all’interno degli stessi schieramenti: salviniani contro meloniani, piddini contro renziani, cristiani contro musulmani, milanisti pro Ibra contro milanisti anti Ibra…
Voti Pd? Sei un pidiota. Voti sovranista? Sei fascista e razzista.
Il risultato è che stiamo diventando sempre più settari, intolleranti. Col paraocchi. Incapaci di uscire dalla nostra zona di agio, di discutere e di metterci in discussione. Sempre più rigidi. Più sclerotici. Più assolutisti. Più sicuri di avere ragione. E quindi più stupidi.

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