Solo la rabbia o il terrore faranno cessare l’emergenza pandemia
Non credo proprio che questo 2022 segnerà la fine della pandemia.
Sono un menagramo? No, guardo i fatti. E i fatti dicono che in un mondo globalizzato non possiamo pretendere di sconfiggere il virus se non vacciniamo tutto il mondo. A cominciare dall’Africa, che è qui a due passi. Quindi anche se il 100% degli italiani si facesse la terza, la quarta e la quinta dose continueremmo ad avere il Covid tra di noi. Senza contare il fatto che il vaccino è sempre in ritardo di una variante. Pfizer e Moderna hanno annunciato che in primavera avranno aggiornato i loro sieri, rendendoli efficaci contro Omicron. Peccato che in primavera non sarà più Omicron a preoccuparci, ma un’altra variante ancora…
Ovviamente non ho certezze. Come non le ha nessuno: viviamo in una condizione di totale insicurezza e precarietà. L’incertezza, l’emergenza e le sorprese sono la nuova normalità. Ma qualche previsione, magari fallace, me la sento di fare.
Prevedo, quindi, che lo stato d’emergenza, che comprende il Green Pass e tutte le limitazioni cui siamo abituati, e che verranno progressivamente inasprite, verrà prorogato ben oltre la scadenza del 31 marzo. Arriverà almeno fino alla primavera del 2023. Forse anche questa estate ci illuderemo di esserne usciti; ma l’impennata di casi autunnali ci riporterà alla dura realtà.
Cosa succederà, dunque, nella primavera del 2023?
Ci saranno le elezioni politiche.
Cosa c’entrano con la pandemia?
C’entrano, eccome.
Perché il virus, ormai lo sappiamo, è qui per restare. Ci vorranno anni prima che da pandemico diventi endemico. Pertanto, se seguissimo i dati clinici, e le prescrizioni dei virologi, dovremmo tenerci Green Pass e mascherine Ffp2 per chissà quanto tempo. E’ logico: i medici vedono soltanto l’aspetto medico. Non è compito loro valutare l’impatto economico, o quello sociale. Sono i politici a doverlo fare.
E qui veniamo al nocciolo della questione. Fino a quando il governo potrà imporre le solite restrizioni?
Risposta: fino a quando il popolo le accetterà senza protestare.
Adesso la maggioranza della popolazione si sente protetta da vaccini e Green Pass e li accetta di buon grado, ma fino a quando durerà? E quando, invece, subentreranno frustrazione e rabbia nel vedere che passano gli anni, si moltiplicano le ondate, le varianti e i booster, ma la pandemia non passa? Gran Bretagna e Spagna, preoccupati, oltre che dai danni economici, anche dal risentimento popolare, hanno già intrapreso una politica più “aperturista” nei confronti del Coronavirus: meno divieti, più convivenza con il virus.
Il Covid sarà un elemento centrale delle elezioni del prossimo anno. Probabilmente si presenterà alle urne un partito No Pass (come quello di Paragone), che potrebbe entrare in Parlamento. E i cui voti potrebbero essere determinanti per la formazione di un governo, o per far passare alcune leggi. E comunque si prevede che le elezioni le vincerà il centrodestra, che – soprattutto nelle componenti Fratelli d’Italia e Lega – è meno rigorista della sinistra e del centro renziano-totiano.
Qual è il principale interesse dei politici?
Lo sappiamo: vincere le elezioni.
E se penseranno che gli italiani si sono stancati delle restrizioni, per prendere voti le allenteranno.
Ma c’è anche un secondo elemento, sempre basato sulle reazioni emotive della popolazione, che potrebbe far cessare di colpo, o quasi, l’emergenza Covid. Non la pandemia, ovviamente, ma lo stato d’emergenza ad essa legato. Ed è l’arrivo di una tragedia di dimensioni ancora maggiori.
Chiodo scaccia chiodo. In psicologia è una tecnica usata per diminuire una paura: costruirne una più grande, che faccia sembrare quella precedente poca roba.
Dio non voglia, ma se si verificasse un evento terrificante – una guerra, un terremoto devastante, o qualche fenomeno atmosferico apocalittico causato dai cambiamenti climatici, o un cyberattacco che paralizzasse il Paese – il Coronavirus passerebbe in secondo piano. E ci sembrerebbe poco più di un’influenza.