pari opportunità

Pari opportunità: sembra sia la bussola che guida la contemporaneità. Opportunità pari per tutti, senza distinzione di religione, razza, sesso.

Bell’idea.

Immaginate quindi che succederebbe se qualcuno organizzasse un concorso di poesia riservato ai solo maschi. Ci sarebbero sollevazioni di femministe in tutta Italia, esponenti politici griderebbero alla scandalo e tutti i salotti televisivi non parlerebbero d’altro. E interverrebbe di sicuro qualcuno anche da Bruxelles.

Giustamente.

Allora perché se accade la stessa cosa, ma a sessi inversi, nessuno dice niente? Al concorso letterario “Storie di donne EWMD”  come recita il bando possono partecipare solo… donne. Cioè gli uomini non hanno l’opportunità di parteciparvi.

Dov’è la pari opportunità? Tra l’altro in un settore in cui le donne si sono ampiamente affermate. Senza dover citare Alda Merini.

La giuria è composta da Donatella Mascia, Raffaella Bellino, Carla Caccamo, Fabiana Cilio e Alessandra Lancellotti. Neanche a dirlo, tutte donne.

Sia ben chiaro: io adoro le donne e credo che siano loro, più degli uomini, depositarie dei segreti più meravigliosi che tengono in equilibrio l’universo.

Ma quando una donna diventa femminista pare dimenticarseli.

Questo è dunque il mondo che vogliamo? Un mondo in cui, con la scusa delle “pari opportunità” gli uomini vengono esclusi, mentre qualunque settore abbia prevalenza maschile viene smantellato per far spazio alle donne?

E questo clima non si riflette solo su Donnavventura, che fa fare bellissimi viaggi solo a donne. Il mondo pubblico è infatti pieno di “fondi per l’imprenditoria femminile” a cui gli uomini ovviamente non possono accedere.

Volessi avere un sostegno, non potrei. Ho una conformazione fisica sbagliata. Specialmente intorno alla cintola.

Il dubbio che resta sempre è che dietro alla bandiera delle pari opportunità non si nasconda altro che il grimaldello con cui donne fortemente ideologizzate vogliono semplicemente prendere il potere. Senza limite, fino a far sparire gli uomini.

Siamo ancora qua, scusateci. E scriviamo anche poesie, e vorremmo poterle mandare a confrontarsi con altre poesie. Un po’ come facevano altre persone che non avrebbero potuto partecipare al concorso in questione, come Dante, Walt Whitman, Pessoa, Borges, Leopardi o Ungaretti.

Perché alla fine noi uomini non facciamo per forza così schifo.

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