Puskin a Trieste, Alessandro Solbiati debutta come operista
[youtube iKqCkfV3ztM nolink]
“La mia scrittura, anche a detta di altri, aveva una connotazione teatrale. Con la sua evoluzione negli anni è arrivato il momento di metterla al servizio dell’opera…”. Alessandro Solbiati, classe 1956, dopo lunga e onorata carriera con lavori prevalentemente dedicati alla produzione strumentale (la sua prima partitura un quartetto d’archi proposto nel 1980 e tra le ultime la “Sonata Felix” per pianoforte e violino del 2006), ora debutta come operista: al teatro lirico di Trieste “Il carro e i canti” (17, 18, 19, 22 e 23) “, liberamente ispirato al “Festino in tempo di peste” di Aleksandr Puskin.
“Sulla mia lontananza dall’universo dell’opera devo dire altro – prosegue il compositore -. Mi sono sempre sentito estraneo alle trame che iniziano e finiscono senza dare un messaggio di qualche genere. Ultimamente ho sentito la necessità di mettermi al lavoro su qualcosa che andasse al di là del discorso musicale fatto di pause-note e basta. Così, mentre avevo già presentato un progetto (ndr un’opera che andrà in scena al Regio di Torino nel 2011, da Trieste mi è arrivata questa proposta…”. Ecco i significati.
Il piano simbolico. Solbiati racconta che Puskin gli ha offerto una delle possibilità che da tempo cercava, ovvero “rappresentare le diverse reazioni dell’uomo di fronte alla morte, alla sua idea…”. La fine della vita. Fuori c’è la peste, “e i personaggi rispondono nei modi più diversi: spavalderia, nostalgia, ansietà…”. “Ma la morte – spiega – è una tappa della condizione umana…” e quella musica in scena è quasi un contraltare-filosofico al dramma, come a dire fa parte della nostra parabola e come tale va affrontata. “Il secondo messaggio che individuo è allegorico – conclude Solbiati -. Nell’opera c’è la festa mentre all’esterno il contagio si propaga; una rappresentazione della civiltà attuale, dove impera la superficialità, dove il silenzio è vietato, dove il rumore che non ci fa pensare predomina, dove il party continua sempre e comunque nonostante l’ambiente intorno a noi…”.
In allegato: colonna sonora di un film dedicato a Puskin