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Non che certi autori italiani in patria non siano celebrati, ma in non pochi paesi esteri la sensibilità delle platee, di chi compila i programmi e di quanti tengono i cordoni della borsa, quando si parla di contemporanea non di rado è un’altra cosa. Prendiamo per esempio l’ultimo titolo del compositore siciliano Salvatore Scarrino e inseriamolo in una domanda tanto trita e ritrita da essere nauseabonda ma, ahinoi, impossibile ogni volta che è il caso si presenta a non farsi: per quale motivo la sua opera “La porta della legge” (pubblicata da Rai Trade e commissionata dal Teatro dell’Opera di Wuppertal) deve vedere la luce oltre confine prima che da noi in maniera chiara e manifesta?

Beh, si dirà: c’è la commissione, che è stata fatta laggiù… Bene, ma perché certe cose non farle nel Belpease, visto che il Nostro, Sciarrino appunto, è uno dei massimi viventi nel suo campo, e guarda un po’ è italiano? Meglio parlare dell’opera e non di operette. E chi volesse conoscere il pensiero di Sciarrino può consultare il giornale “America Oggi” (http://www.americaoggi.info/2010/07/07/19579-intervista-al-compositore-sciarrino-kafka-e-lincubo-italiano). Ma vediamo le coordinate dello spettacolo.

La prima rappresentazione statunitense di questa composizione – tratta da un racconto di Kafka poi inserito ne “Il Processo” – si terrà domani 20 luglio nel Festival del Lincoln Centre. Il lavoro rappresenta la circolarità, elemento essenziale dell’opera, nella quale si assiste all’inutile attesa di un uomo davanti alla porta della legge. Un’attesa lunga fino alla morte. La vicenda si ripete tre volte: all’inizio l’uomo è un baritono, nella seconda scena è un controtenore, mentre nella terza baritono e controtenore cantano insieme. E qui la catena delle vite si  interrompe.

Attraverso tale meccanismo drammaturgico, la ripetizione di un medesimo episodio assume la prospettiva terribile di un’esperienza universale, che appena finita subito per qualcuno rincomincia; ed è proprio la ripetizione a rendere il racconto ineluttabile, e a conferire ad esso un riflesso metafisico. Sciarrino svela, attraverso il suo teatro, la catastrofe ultima, che rende tutti gli uomini simili nel loro viaggio.
In allegato: musiche di Sciarrino