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Aggiornamento dal pianeta Pianoforte, nella civiltà dell’immagine. E della spettacolarizzazione: nel flusso infinito delle proposte show anche chi attraverso la tastiera riesce a diffondere il verbo dello strumento e dei suoi esiti musicali. A rendere lo strumento protagonista senza. Oguno a suo modo, con la sua formula. A parte il solito grande Allevi, i cui cugini maggiori e minori non si contano,  al di là dei confini del normale spettacolo si incontrano dei signori pianisti – spesso giovani – pronti ad animare le scene e l’immaginario musicali con idee innovative, per un qualcosa in più… Non solo da sentire, da ammirare. Obiettivo: allargare il pubblico.

C’è chi suona al buio, come un Cesare Picco – (in questo momento uno dei pianisti italiani più interessanti e noti oltreconfine) – in questa performance giovedì 20 gennaio al teatro Olimpico di Roma), chi le musiche al contrario – come lette allo specchio – vedi Maurizio Mastrini, poi chi richiama l’attenzione portando nei teatri brani arrivati dritti dritti dal mondo dei cartoni anni Ottanta, con la colonna sonora di Goldrake; ricordate il primo nippo robot gigante caro ai bambini?

Insomma, la questione, è la seguente: il pianoforte – non per forza classico oppure jazz e nemmeno pop – nel suo modo di proporsi, ha lasciato i palscoscenici tradizionali e nelle più diverse forme – e generi – viene proposto come strumento “principe”, buono per essere consumato anche da pubblici non per forza appassionati dell’oggetto in questione e nemmeno delle pagine a lui “dedicate”. Eppure, il successo, per certe formule – vedi appunto i live con strumenti di ghiaccio o preparati (quest’ultimi fino a qualche tempo fa ancora di solo appannaggio di avanguardie & Co.)  è cosa assodata.

Le platee dei nuovi fenomeni (alcuni dei quali degni di essere seguiti, altri un po’ meno) si riempiono per godere di musiche di facile ascolto. Le platee della classica, nella quotidianità quando va bene resistono, altrimenti… A pareggiare ci sono i big – della vecchia guardia sempre sulla cresta dell’onda, giovani proposti a nastro della serie “avanti un altro…” -. Tutto lecito tutto bene, e a guadagnarci è oltre allo spettacolo è anche una certa idea di “alfabetizzazione”, evoluzione del gusto e dei padiglioni aurali, che finito il periodo della musiche impegnate (contemporanee e sperimentali a parte che hanno i loro affezionati) hanno preso la strada verso il basso.

Il prossimo scenario? Chi vivrà sentirà. L’augurio è che le idee e le trovate per rendere gradevole la fruzione – una maniera che funziona ed è comunque gradita – non vengano scambiate per il contenuto della proposta artistica.
In allegato: musiche di Cesare Picco