Dove va la musica 2 / “Le novità vanno spiegate”
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Quali sono le novità nella musica? 2) Che cosa si fa per ri-avvicinare il pubblico scappato per la complessità di certe avanguardie? 3) Il critico Alex Ross sostiene che sul piano della fruzione la contemporanea è in ritardo… Continua il viaggio per capire “dove va la musica”. La parola al critico musicale Pietro Acquafredda, direttore della rivista Music@.
1) “Mi piace di più il musicista che, pagando di persona, resta se stesso, che i musicisti-farfalle che oggi si posano qua e domani lì. Alla fine si confondono nel volo da un posto all’altro. E, comunque, la parola “contaminazione”, e quel che significa, l’abolirei, pena il carcere a vita per chi la usa e soprattutto la pratica. Di mio non sopporto l'”unione musica-immagine”; vedo in giro troppi “piacioni”, ma anche nomi nuovi e giovani che non posso, però, giudicare perché non li conosco.
2) Mi pare nulla e comunque per richiamare i buoi fuggiti dalla stalla, non basta qualche zuccherino “esplicativo”, come meritoriamente va facendo, ad esempio, Antonio Pappano all’occasione. Sarebbero da abolire i festival specialistici; oltre la Biennale, non ne lascerei in vita nessun altro. E poi, mai punire il pubblico infliggendogli musica contemporanea, con la promessa che dopo potrà ascoltare Mozart. Con l’inganno, anche se a fin di bene, non si ottiene nulla. La musica di oggi, senz’altro più dura da mandar giù, per infinite ragioni – lasciamo stare quegli imbroglioni che sostengono che se si facesse ascoltare di più entrerebbe più facilmente nella testa al punto da divenire familiare – va fatta ascoltare ben eseguita, innazitutto, ed a piccole dosi, senza strafare. Nel frattempo cosa fanno i compositori? Non saprei. Magari potrebbero andare in giro a spiegare la loro musica, perché no, nelle scuole e nelle università.
3) A Ross consiglierei un esperimento. Mettere la musica, ammutolita, in cornice ed appenderla in una galleria; e, di contro, fluidificare un quadro e farlo “ascoltare” mentre si forma. Chissà che i risultati che lui, acutamente, ha osservato, non si ribaltino, a favore della musica.
4) Non ho una musica in particolare. Serbo ancora il ricordo degli intermezzi strumentali di “Luci mie traditrici” di Salvatore Sciarrino, ascoltati due anni fa al Festival di Salisburgo.
In allegato: musiche di Sciarrino