Un po’ di tempo fa, durate una trasmissione di una radio milanese, i conduttori stupiti le hanno chiesto. <Ma tu da dove esci?>. Già, da dove esce Elle Hey – nome di battesimo Laura Agostinelli, in realtà in circolazione da parecchio tempo, da meno come solista con questo appellativo d’arte. Quel “ma tu da dove esci” dimostrava una certa sorpresa, ben giustificata: Elle, infatti, fatte le dovute proporzioni, potrebbe essere un’erede all’italiana, magari una “nipotina” artistica di una star come Laurie Anderson. Ma Elle, va precisato, ha una sua linea creativa ben precisa, autentica, che porta avanti assorbendo quanto le sta intorno, per poi “restituire” un risultato molto personale.

Questa produttrice-cantante l’ho reicontrata dopo anni, diveri: dopo averla vista l’ultima volta in un locale milanese che si chiamava le Scimmie: era la voce – e che voce – dei “Quadri dal dentista”, gruppo in cui c’era anche un valente chitarrista, Francesco Zago, oggi considerato uno dei più interessanti nel campo della sperimentazione. Con loro, nella band, il clarinettista Valerio Cipollone; i tre arrivavano dall’ambiente “rock in opposition”. Non male questo gruppo, che si spingeva pure nei territori del “nonsense”. Sicuramente, loro, innovativi ed esplorativi, ma…

Come dicevo, dopo quel concerto alle Scimmie Laura Agostinelli non l’ho più vista. L’ho ritrovata nella sua nuova veste: Elle Hey e ho pensato – mi perdonino gli altri suoi ex colleghi che si sono smarcati molto bene facendo delle strade personali – ha fatto bene a mettersi “in proprio”, perché quella voce, quella personalità femminile allora mi aveva colpito; trovavo che c’era qualcosa di embrionale che doveva uscire ed esprimersi. Stasera (venerdì 7 luglio)  Helle Hey sarà di scena a Pavia, strada Canarazzo al Rive Love Fest. Si esibirà verso le ore 22, dopo “Trust the mask”, due ragazze italiane che sono emergenti.

Questa sera “un live dove canto e suono campioni vocali – spiega Elle Hey – il tutto dovrebbe avere uno spirito estivo che fa anche un po’ ballare. Una serata comunque elettronica”. Ed è qui il bello: Hey fa della musica elettronica sicuramente gradevole, fruibile, ma da subito si capisce che la sua “facilità non facilità” non è banalità, è ricerca, sia nei suoni sia nei ritmi, sia negli artifici che utilizza con una disinvoltura e una perizia che lascia basiti, soprattutto quando si apprende che lei non arriva dai percorsi accademici. Una vera sperimentatrice, fuori dagli schemi.

A tutto questo, alla musica, si aggiunge la gradevolezza del personaggio: figura da eterna adolescente (l’ho ritrovata come era dieci anni or sono e passa) con una frangettina sulla fronte un po’ in stile nipponico. Nell’abbigliamento le piacciono i colori che si fanno vedere, a volte pastello, squillanti, non manca certo di originalità. Una volta ci siamo fermati a parlare: e  nei suoi discorsi musicali uscivano nomi e titoli come Giulio Caccini (compositore nel 1600 italiano) e “Amarilli, mia bella” un brano da lui scritto (“sai l’ho cantata…”, mi ha confidato). Lei competente nelle cose artistiche e musicali, grande gusto e occhi ben aperti sul mondo della tecnologia che evolve. Insomma: che dire? Vale la pena andare stasera a seguirla. Poi ne possiamo discutere… Buona musica! E l’augurio di una grande carriera, a Elle Hey!