Biennale Musica Venezia 6 / “Orbit”, l’oratorio spaziale di Brigitta Muntendorf
Biennale Musica di Venezia 2023, sesto giorno: una sera con Brigitta Mundendorf che in prima mondiale e in diretta su Rai Radio 3 presenta “Orbit – A war series”, oratorio spaziale per voci clonate dall’intelligenza artificiale e paesaggio sonoro in 3D (Teatro alle Tese, ore 21), un’opera che coniuga avveniristiche tecnologie e bruciante attualità.
La guerra al corpo delle donne. La compositrice austro-tedesca Brigitta Muntendorf attinge a interviste, reportage e documentari da Afghanistan, Iran, Repubblica Democratica del Congo, Polonia e Stati Uniti, film di propaganda giapponesi della Seconda Guerra Mondiale e testimonianze di donne di conforto coreane per raccontare la violenza sul corpo delle donne.
Per dare voce a quelle vittime che voce non hanno avuto “Orbit – A war series” utilizza l’intelligenza artificiale: offese nel loro fisico, le voci disincarnate delle donne vagano nello spazio alla ricerca di uno luogo che restituisca loro la dimensione umana. Come ricorda la giornalista e reporter di guerra inglese Christina Lamb nel prologo: “Il minimo che possiamo fare è ascoltare quelle donne e ragazze coraggiose, condividere le loro storie e assicurarci che la storia delle donne in guerra non sia più una storia di silenzio e che lo stupro di guerra non sia più il crimine di guerra più trascurato al mondo”.
Commissionata dalla Biennale di Venezia, “Orbit – A war series” richiama nel sottotitolo l’opera dell’artista e attivista americana Nancy Spero, che aveva testimoniato fotograficamente le atrocità commesse nella guerra del Vietnam. Muntendorf, insieme a Moritz Lobeck e allo scrittore Mehdi Moradpour, sviluppa un testo originale e lo affida a voci di cantanti, sopravvissute, scienziate – clonate dall’intelligenza artificiale dalla startup ucraina Respeecher – che libera nello spazio attraverso 32 diffusori. Scrive Brigitta Muntendorf: “Collage sonori e appelli furiosi sono lanciati nello spazio come blocchi sonori, corpi frammentati sono tenuti insieme da un canto distribuito tra i diversi altoparlanti, singoli anelli armonici di monumentali cluster ruotano in orbita attorno al pubblico, e ancora e ancora si aprono spazi sonori nel mezzo di questi mondi acustici di oppressione, sogni rassicuranti, fantasie e desideri. La soppressione del femminile come simbolo della distruzione della vita e del futuro dell’umanità è accompagnata dalla bellezza e dalla forza del suono di iceberg che si sciolgono” (per tutte le altre informazioni del programma di sabato 21 ottobre: www.labiennale.org).