I giovani non si aiutano detassandoli
Qualche considerazione su questi assurdi piani di incentivazione dell’occupazione. Vi ridordate quello annunciato trionfalisticamente da Letta&Co si cui abbiamo parlato recentemente in questa zuppa. 800 milioni per detassare l’assunzione degli under 29. Si é rivelato un flop pazzesco. E poi la cosidetta Garanzia Giovani, di cui parla bene oggi Maurizio Ferrera sul Corriere, e che dovrebbe essere finanziato dall’unione europea e finirá per aiutare a creare solo una generazione di formatori di lavoro che le imprese non danno. Su questo programma hanno investito 1,5 miliardi (ovviamente nostri) e ottenuto 4-5mila posti di lavoro. Fate voi il conto. E c’é da scommetere che ci saranno programmi pubblici nazionali, regionali, europei, per aiutare anche a combattere la disoccupazione femminile, anche essa molto robusta in Italia. E gli over 50 (questi sì davvero svantaggiati dai disincentivi di fatto posti alla loro assunzione) non si meriterebbero qualcosa? Ma non basta. Oltre all’elemento soggettivo (e cioé le condizioni del lavoratore) c’é quello oggettivo: area geografica, settore, industria in crisi, comparto da agevolare. Una miriade di interventi economici e finanziari che agevolino, via detassazione micro e complicata, le assunzioni.
Ebbene questi interventi non servono ad un accidente, se non a coltivare una flora di parassiti che prosperano e che giustificano la proprio esistenza con il fine nobile di raggiungere una maggiore occupazione. Palle.
Mettiamola semplice. La bestia pubblica in varia forma spende 100 per rendere più conveniente assumere alle imprese, con criteri scelti ovviamente dalla bestia e apprezzati dall’opinione pubblica. A proposito quanta ragione aveva Luigi Einaudi quando scriveva riguardo le conseguenze del trattatto di Versailles “quella terribile tiranna che e la pubblica opinione” . Ma ritorniamo sul cucinato. Dove li prende questi 100 lo stato? In buona parte proprio dalle imprese che poi premura di detassare selettivamente. Le imprese italiane pagano circa 100 miliardi di euro in tasse, più di tutti in Europa (la Germania ci supera di poco, ma ha venti milioni di cittadini in più ed un’economia che tirando ben di piú ha un effetto ricchezza sulle imposte degli affari). Avete capito dove andiamo a parare. Per quale diavolo di motivo prima uccidiamo tassando e poi proviamo, male, a curare detassando? Non converrebbe astenersi dal tassare molto molti, ed evitare così di detassare poco pochi? Sarebbe piú semplice, ma creerebbe un certo numero di disoccupati: formatori, burocrati che gestiscono i piani, commissioni che valutano i risultati, politici che sbandierano successi preventivi, controllori dell’utilizzo dei fondi pubblici e cosi via. Ne sareste dispiaciuti?