Adesso Equitalia trema per i dossier rimasti segreti
Secretati rapporti degli analisti dell’Ocse e del Fondo monetario internazionale. Ecco cosa c’è in quei dossier.
Succede che l’anno scorso il ministro, anche, delle Finanze Padoan e il suo consigliere economico fiscale, Vieri Ceriani, hanno chiesto a due organismi internazionali un rapporto sul funzionamento delle nostre agenzie fiscali.
Una due diligence, come è scritto nei documenti ufficiali, su Agenzia delle Entrate ed Equitalia. A farlo gli uomini del Fondo monetario internazionale e dell’Ocse. Soprattutto, questi ultimi, hanno preso la cosa davvero sul serio. Mettendosi in testa di andare a fondo. Hanno sentito tutti coloro che per un motivo o per l’altro hanno a che fare con il braccio amato del fisco: sindacati, lavoratori, commercialisti, politici, dirigenti attuali ed ex delle agenzie. Ne sono scaturiti due rapporti. Ma che fine hanno fatto? Secretati. Sì avete capito bene. In un paese che non si tiene un cecio in bocca su nulla, quando si parla di fisco, tutti zitti e muti. I dossier sono nelle mani di pochissimi: una mezza dozzina di persone al ministero di Padoan ed un paio di collaboratori di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Chi parla muore. Al premier hanno spiegato bene cosa c’è scritto dentro. E le sue recenti uscite sulla prossima abolizione di Equitalia, non debbono essere prese solo come una boutade elettorale.
Gli analisti dell’Ocse dipingono un quadretto delle nostre agenzie e in particolare dell’attività di riscossione nei confronti dei microcontribuenti da brivido. Lo stesso che migliaia di invisibili conoscono bene, ma che la tradizione alla Visco nega da sempre. Il punto centrale è che negli ultimi quindici anni queste Agenzie hanno concentrato nelle loro mani un potere incontrollabile. Alle funzioni di accertare banalmente l’evasione ed eventualmente riscuoterla, hanno sommato un potere, micidiale, di condizionamento delle norme fiscali e di loro interpretazione che schiaccia il contribuente. A scriverlo ora sono anche analisti internazionali e indipendenti. Anzi sono proprio quegli analisti che hanno recentemente fatto approvare dal G20 la stretta più forte mai fatta contro l’elusione fiscale da parte delle multinazionali (sono le norma Beps e quello che sta loro intorno): insomma a criticare il nostro inferno fiscale non sono certo delle mammolette lussemburghesi. Nel rapporto Ocse si dice che il comportamento dell’Agenzia delle entrate nei confronti delle grandi imprese, nell’accompagnarle al rispetto delle norme, e nella eventuale riscossione dell’evaso è ben fatta, secondo gli standard internazionali. Ciò che proprio non funziona è il resto: presunzioni tributarie sui ricavi dei piccoli, attività di accertamento troppo dure, contenzioso sbilanciato a favore del pubblico. Insomma ciò che da anni tutti noi sappiamo.
Agenzie forti con i deboli e più o meno corrette con i forti. Immaginatevi cosa potrebbe succedere se la cosa, firmata da Ocse e Fmi, fosse stata divulgata durante una delle nostre continue campagne elettorali. A Palazzo Chigi non sono sprovveduti. In particolare Nannicini è da mesi che lavora su questi temi. E lo stesso Renzi ha criticato «il lato oscuro» dell’Agenzia delle Entrate, minacciato dalla sua responsabile, Orlandi. Per alcune settimane sono stati anche sondati alcuni ex dell’Agenzia per sostituire in corsa la Orlandi (nominata però proprio dal premier su spinta di Visco), ma poi si è deciso di soprassedere: basterà non riconfermarla a scadenza. Nel frattempo si dovranno riformare le Agenzie. Sotto lo slogan di abolire Equitalia c’è dunque ben di più. Ridurre i poteri normativi dell’Agenzia, riportandoli al ministero, e fonderla con Equitalia, unendo così accertamento dell’evasione e riscossione del dovuto. Se questo è il piano, c’è un solo motivo, per il quale tenere segreti i rapporti sul fisco di Ocse e Fmi: si ha paura del loro impatto politico.