Elogio dell’Amicizia
Sabato 8 marzo 2014 – San Giovanni di Dio – Taurianova
Scrivo dell’amicizia con il miele sulle labbra. Perché ho la fortuna di averne, di amici. Posso parlarne perché prendo il mio iPhone, premo un tastino e trovo il gruppo Amici ben nutrito. Dalla A alla Z, ne conto 37. Sono quelli di cui ho certezza. Gli amici che non ho mai messo in discussione, né perso e ritrovato. Semplicemente, non si sono mai spostati di un millimetro. Né col corpo, né con l’anima. Sono quelle persone che hanno gioito con me, senza manifestare o provare mai invidia, ed hanno sofferto delle mie sofferenze. Sono diventati, gli amici, orfani di mio padre assieme a me. Hanno patito delle mie pene d’amore. Hanno brindato con me dei miei successi professionali e delle gioie personali. Mi hanno cambiato le bende, quando sono stato ferito. Hanno viaggiato con me, tingendosi d’Africa. Ci sono stati. E ci sono ancora. E non dubito sul fatto che ci saranno sempre.
Sono vecchi amici. Anche se qualcuno di loro è arrivato nelle ultime ore. E non hanno un’età. Ci rincontriamo da mille vite e ci riconosciamo ogni volta. Non ci dobbiamo nulla. Nessun debito karmico, con gli amici. Solo, il piacere di essere sempre vicini. Per meraviglioso destino, forse. Fortunatamente, direi.
E’ all’amico che racconto, che confesso, che chiedo. Dall’amico ottengo. Ah, quanto ottengo! A volte, una parola, uno sguardo. Una stretta di mano. Uno squillo di telefono. Quel che basta.
All’amico perdono la distanza, gli impegni personali, il ritardo. Perché, quando poi arriva, è sempre festa. E’ piacere. Fremito sotto pelle. E’ quella sensazione di protezione che nessun altro può regalarmi. L’amico mi sorprende mentre me l’aspetto. Sembra scontato e non lo è. L’amico lo sento anche se non parla. La sua voce mi è familiare. Ce l’ho nelle orecchie anche se lui è lontano.
L’amico mi spalma addosso l’ansia buona. Quella che me lo fa aspettare in piedi alle tre di notte, con l’acqua per la pasta che bolle nella pentola e l’arrosto che cuoce nel forno. E me la leva via, quell’ansia, quando appare alla porta. Meglio che un amante! Perché l’amico resta.
Buona vita, e lunga!, ai miei Amici. Che possano avere il tempo di godere della vita anche in questa vita! E che io abbia la fortuna di poterli incontrare ancora per mille vite. Per non dover sentire il peso di mille passaggi.
fra me e me. Fortunato per almeno 37 motivi! (Mentre il Generale Pollari, in Tv, a Virus di Nicola Porro, difende l’amicizia!)