Opera? Via gli zingari!
Sabato 11 Aprile 2015 – Senza Santi in Paradiso – Redazione SUD, canale 656 dt, Area industriale Porto di Gioia Tauro
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Chi del Gitano i giorni abbella? La Zingarella!
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Noi siamo zingarelle venute da lontano…
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.. … e i casi del futuro sappiamo altrui predir…
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Zingara. A nessuno io parlo di me…
Da quando in qua “zingaro” è un’offesa? Un’ingiuria? La Letteratura è piena di zingari e zingare, spesso eroi romantici. Il mistero del “da dove” e “verso dove” ha, da sempre, avvolto di un particolare fascino i nomadi. Chiaramente, nel bene e nel male.
Rom, sinti, tziganes, gitanos, zingari, zigeuner, cigànos. Perché mai dovrebbero incazzarsi di essere quel che sono? (Scrissi di loro tempo fa: leggi qui)
Quand’ero piccolo, al passaggio delle zingare con le gonne lunghe e gli orecchini pesantissimi a cerchio, le nostre mamme ci chiudevano in casa, per timore dei rapimenti. In realtà, nessuno di noi è mai stato rapito. Ma i furti in casa, quelli aumentavano, sì. Innegabile. Sarà pure stato un caso, ma l’oro e l’argento sparivano dai nascondigli più improbabili. La mano svelta del forestiero era più diabolica della mente più fervida del paesano.
Alla partenza, lasciavano fiumi di lacrime e scie di maledizioni. Fino al successivo ritorno.
Chissà se sia sempre stata così la vita dei camminanti. Me lo sono chiesto mille volte. E non ho mai trovato una risposta esaustiva. Per un certo verso mi piacerebbe ancora oggi trovare un motivo per farmeli piacere come mi piace l’arrivo delle zingarelle in casa di Flora, nel secondo atto di Traviata. Vorrei amarli quanto amo Azucena e il suo dramma. Ma devo essere onesto, non mi riesce. I casi della cronaca contemporanea hanno il sopravvento. Troppa violenza, arroganza, malavita. No, resto saldo al mio sogno: accompagnarli all’uscita, che siano le Alpi o la linea virtuale tracciata fra le onde dei nostri mari, e riconsegnarli alla non patria da cui provengono.
A quelli nati nel mio Paese, invece, ricordo che la Legge è UGUALE PER TUTTI. Anche per loro. E questo lo ricordo anche a quella schiera di politici e politicanti, benefattori di parata e tonacone vaticane che straparlano col culo e la pancia piena. Noi, gli italiani dei mille euro se tutto va bene, non lo troviamo giusto, no, questo buonismo volgare e irrispettoso nei confronti di quegli Eroi che per la nostra Patria hanno offerto la vita; non ci piace questo doppio binario di tolleranza. Da una parte noi, tartassati e costretti per indole al rispetto delle regole, sull’altro marciapiede chi non ci ama, spesso ci deruba dei nostri piccoli beni e, oggi, ci scippa della libertà di amare il resto dell’Umanità, zingari stessi compresi.
Questo non so perdonare. Come non capisco e non perdono la violenza nei confronti della mia lingua, del mio meraviglioso italiano. In tutti i suoi vocaboli. Le sue parole. Anche quelle che non piacciono a chi, come gli zingari, mi chiama gagé (coglione).
Fra me e me. E Viva l’Italia!