[photopress:PRODI11.jpg,thumb,alignleft]Un passo alla volta, felpato, come si usa nello stile degli ex dc (mai ex, in verità, in fondo all’anima politica). Romano Prodi prepara così il suo rientro dopo aver (ri)preso la tessera del Pd. E lo fa ancora una volta a Bologna. Con una frase buttata lì, quasi a caso, anch’essa felpata nel tono, ma politicamente durissima nella sostanza: “Qui c’è unione, quindi c’è vittoria”.

L’occasione era davvero ghiotta per questa nuova uscita: la convention per lanciare la candidatura a sindaco di Bologna del centrosinistra Flavio Delbono (area Margherita-Pd, allievo prediletto di Prodi) che ha presentato il suo programma elettorale al Teatro delle Celebrazioni. Luogo evocativo perché il Professore ha celebrato messa per pronunciare il de profundis definitivo sul progetto veltroniano ormai naufragato. Da dimenticare. Altro che “da soli si vince”, ci mancava solo che Prodi rievocasse pure la “gioiosa macchina guerra” di Occhetto…

Del resto basta dare un’occhiata allo schieramento che sostiene Delbono: ricalca il modello dell’Unione e annovera tra gli altri anche il Prc e liste di cosiddetti “delusi del Pd”.  E non è solamente uno schieramento che lega gli anti-Cofferati (non a caso il sindaco che la sinistra bolognese non ha mai amato, nei giorni scorsi ha sparato a zero proprio su Delbono, non a caso il Cinese aveva rotto col Prc in Comune). A chi gli chiedeva se con una coalizione di questo tipo ci sia del rischio, Prodi ha risposto: “No, no, va bene. Basta con le liti astratte sugli schieramenti…”.

Il Professore c’è e lotta di nuovo, insomma. E quando lo applaudono fa finta di tirarsi indietro dice serafico: “Si applaudono sempre i defunti…”. Ma forse pensava proprio a Veltroni… chissà. “L’Unione vince”, chi vuol capire capisca, la marcia di Romano è ripartita da Bologna. Senza troppi proclami, senza “sporcarsi le mani” con l’anti berlusconismo di sempre. A quello ci pensa il partito giustizialista che unisce Di Pietro, Grillo e l’accoppiata Santoro-Travaglio. In fondo gli “arrabbiati” possono essere d’aiuto a Romano, marcano le distanze fra cattolici ex dc (di sinistra) e riformisti ex Pci-Pds-Ds dagli “arrabbiati” avvicinandoli ai centristi di Casini. Ma questa è un’altra storia.

Bufera nel Pd, Bettini sbatte la porta e denuncia: regime correntizio  A sconquassare ancora di più il Pd arriva anche Goffredo Battini, gran regista delle politiche veltroniane che dalle pagine del Messaggero annuncia: “Non mi candido alle Europee, da due mesi non ho contatti con i leader”.  “Avevo dato una disponibilità all’impegno per la candidatura europea nel quadro di un sereno e condiviso giudizio, da parte del nuovo gruppo dirigente, della sua necessità e utilità politica, ma questo unitario giudizio non è emerso. È del tutto egittimo ma è così. Da circa due mesi non ho alcun contatto con la segreteria del partito”. E Bettini denuncia: “Non sono stato coinvolto nella composizione delle liste che, da quel che appare sui giornali, lasciano in me più di una perplessità per un assetto che risente di quel regime correntizio che ho cercato di combattere con tutte le mie forze”.