La fine degli equivoci
Berlusconi l’aveva detto, che si faceva da parte per aprire ai centristi che marciano in ordine sparso, a cominciare da Pierferdinando Casini che – come prevedibile – è invece rimasto di lato: no, grazie… mentre Luca Cordero di Montezemolo ha recitato un’incompiuta. E così alla fine è successo quello che era nell’aria, ovvero la (ri)discesa in campo del Cavaliere con l’apertura alla Lega di Bobo Maroni che deciderà la prossima settimana il da farsi, il discorso di Angelino Alfano alla Camera, l’annuncio del professor Mario Monti: con il suo intanto mi dimetto, poi vedrò se è il caso di scendere in campo o meno. Politica in subbuglio, mercati e borse pure con le grandi manovre del generale spread, Europa in stato d’agitazione con la sinistra nostrana che ritrova (finalmente) il Grande Nemico contro cui compattarsi di nuovo (e si sono subito visti i toni dei soliti noti anti Cav rientrati subito in servizio).
Per ora, in attesa di conoscere la data del voto anticipato (di poco rispetto alla chiusura della legislatura), 17 o 24 febbraio, hanno votato proprio i mercati, molti esponenti europei, la stampa estera, Berlino e quant’altro: voto preventivo, vien voglia di dire, come se esistesse una sorta di “sovranità limitata” di brezneviana memoria nei confronti del nostro Paese. “Attenti a come voterete…”, insomma, quasi a voler dire che il voto degli italiani quale che sia alla fine conterebbe meno di quello “preventivo” già espresso da lorsignori, l’unico “voto utile” (mi chiedo, ma il loro voto include l’appoggio a Bersani con Vendola e la Cgil?) per tranquillizzare chi va avanti sulle politiche del rigore e delle tasse mentre sulla crescita produce molte parole ma davvero pochi fatti.
Intanto la mossa di Berlusconi ha liberato il campo dagli equivoci. Costringe tutti a uscire allo scoperto. Da una parte ci sarà il centrosinistra con il ticket Bersani–Vendola, con l’aggiunta ovviamente del “terzo partito”, la Cgil, guidato dalla Camusso. Dall’altra il centrodestra berlusconiano che punta a riproporre l’alleanza con la Lega e con la Destra. Il campo dei principali contendenti si chiarisce, la strana maggioranza ha perso la sua funzione e la politica, piaccia o meno, cerca di riprendere scena e ruolo.
Resta da capire che cosa farà Mario Monti, ovvero se il senatore a vita scenderà in campo per federare i partiti centristi in cerca di una guida di peso che garantisca chance elettorali più consistenti di quelle attuali: Casini, Fini, Montezemolo e i “montiani” sparsi fra centrodestra e centrosinistra sembra che aspettino Godot (ma arriverà?) per poi mettere le carte sul tavolo e consentire di allargare la coalizione di centrodestra. E che potrebbe portare anche Berlusconi a recitare il famoso ruolo di “regista” se si potesse mettere a fattor comune un programma dei moderati assieme ai centristi.
Non è una caso che Bersani abbia mandato al Professore un messaggio preciso: “Stia fuori dalla contesa elettorale”. Già perché un un terzo polo a trazione Monti qualche preoccupazione la suscita se decidesse si presentasse con un programma “montiano” a tutto tondo come pare nell’ordine delle cose, proprio nell’area del centrosinistra alle prese con forti contraddizioni proprio sul tema dell’agenda Monti, il ripetuto niet di Vendola a includere Casini e con l’incognita dell’M5S di Grillo se restasse al di sopra del 15-16 per cento dei voti e con quella del non voto, ancora un area vasta, troppo vasta per far dormire sonni tranquilli a chi si sente sicuro di avere già in tasca la vittoria elettorale.
La fine degli equivoci sta in queste mosse, che costringono tutti a uscire allo scoperto e, da qui al voto popolare, significa anche finirla con i voti e i veti “preventivi”, e se è vero che occorre stare attenti ai populismi, è altrettanto vero che occorre anche allontanare le tentazioni di chi forse pretende di imporre una sorta di sovranità limitata al voto democratico. Ma spetta ai partiti fermare questa deriva altrettanto pericolosa: c’è un impressionante deficit di fiducia da parte degli italiani e la prima vera “riforma” deve partire parta da qui, ridare loro fiducia. Non sarà facile, riuscirci, ma è una strada obbligata.
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