Tutti contro il Pd nel nome di Rodotà
Ci riprovano e finalmente hanno trovato la bandiera da sventolare, o se volete l’icona da far sfilare e attorno alla quale unirsi nella diversità per dar vita alla madre di tutte le battaglie politiche: Stefano Rodotà. Attorno a lui si raccoglie la galassia della sinistra (o delle sinistre) senza se e senza ma, giustizialista e anti Cav, partitica, civica, movimentista, ex girotondina, viola e arancione, no Tav e no tutto.
Il Nemico da abbattere e contro cui marciare, oltre al Cavaliere? Il governo guidato da Enrico Letta. L’ ala dello schieramento delle larghe intese da sfondare? Il Pd, quello riformista, moderato, consapevole che le larghe intese sono “il passo” da fare per dare un governo al Paese e imboccare la strada dell’uscita della crisi. Partito lacerato, diviso dagli scontri interni, affetto da correntismo e da ambiguità irrisolte ma pronto, alla fine, a rispondere alla chiamata del Colle.
Quel Pd che alla fine ha votato sì alla rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano e osato dire detto no a Rodotà e ai suoi coriferi interni ed esterni, che non ha saputo o voluto costruire un esecutivo in grado di “mischiarsi” con Beppe Grillo e l’M5S andando addirittura ad allearsi con Pdl e Scelta Civica.
E’ questa l’aria che tira in quel mondo che è uscito sconfitto dalle politiche, rottamato dagli elettori e anche dalla stragrande maggioranza degli eletti in Parlamento. Il caso della fine di Rivoluzione Civica chiusa e trasformata in Azione Civica da Ingroia è di scuola. Ormai la linea di marcia prende consistenza: attorno al giurista candidato da M5S e soprattutto dalla rete come preferisce dire lui, si sta raccogliendo quel mondo vasto che va da Ingroia a Cofferati, da Beppe Giulietti a Pippo Civati e pezzi del Pd, da Gherardo Colombo al grillino Vito Crimi, dagli ex Fiom Landini e Cremaschi fino a Vendola e ai radical chic in cerca d’autore. Un mondo che inizia a dialogare, a tessere tele, ad annusarsi, a cercare linee d’azione.
Ormai sono in tanti ad aver iniziato a lavorare ai fianchi il Pd perché ribalti alla prima occasione la linea, a sperare e auspicare che il governo Letta salti al più presto per riaprire i giochi malamente persi, con quel Partito Democratico che avrebbe “tradito” il popolo della sinistra in nome dell’inciucio con il Pdl.
Già, il Pd che, mi chiedo, riuscirà a reggere e, come forza di governo responsabile, a fare da argine alla sinistra più radicale? A resistere ai picconatori delle mura interni ed esterni? Il partito è in attesa di un reggente per il dopo Bersani – vedremo cosa verrà fuori dall’assemblea del prossimo fine settimana – ed è alle prese con un congresso che sarà durissimo, come si è visto nello scontro tutto interno durante l’elezione del presidente della Repubblica. Acque tempestose, con Matteo Renzi che sta manovrando e spera d’imbroccare la mossa buona per guidare un carro che non assomigli a quello di Tespi e intanto dice in accoppiata con l’amico-nemico Stefano Fassina, di non volere Berlusconi alla guida della Convenzione per le riforme. Noterella: nei sondaggi ora Letta è più popolare del rottamatore fiorentino… il quale rottamatore riceve l’endorsement di Carlo De Benedetti: “L’unico leader spendibile del momento è Matteo Renzi” (immagino come sarà felice Eugenio Scalfari che invece ha duramente bastonato Matteo).
L’aria che tira attorno alla balena bianco-rossa si è vista il primo maggio dalle uova di Torino con i cartelli pro Preiti agli scontri di Napoli che hanno fatto saltare il concerto, fino alle intemerate del presidente della Camera, Laura Boldrini e a quelle del professor Paolo Becchi, intellettuale di area grillina: “Se qualcuno fra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci…”. Così nel nome di Rodotà il nuovo “cantiere” è aperto, si raccolgono le truppe e ci si prepara alla madre di tutte le battaglie quando si tornerà a voto.
Resisterà il Pd all’assalto? I dubbi sono legittimi.
Se si guarda ai sondaggi, l’ultimo di Tecnè per Sky Tg24 dà il centrodestra davanti al centrosinistra di 7 punti (35,9%) mentre il centrosinistra arriva al 28,5%. L’M5S scende al 22%. E il Pdl è il primo partito (28,1%) con il Pd al 22,8%. L’aria che tira e questa… a buon intenditor, a cominciare dall’inedito duo Renzi – Fassina…
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