Nonostante la stagione avanzata, persiste un forte contrasto tra le associazioni di categoria e il Governo riguardo le concessioni balneari, un argomento che da anni rappresenta un punto critico per il nostro sistema legislativo. La normativa nazionale ha spesso optato per proroghe automatiche, regolate dall’articolo 37 del Codice della Navigazione, che hanno generato un significativo conflitto con le normative europee. Questa disputa ha origine nel 2006 con l’emanazione della direttiva 2006/123/CE, conosciuta come direttiva Bolkestein, che impone l’obbligo di pubblica evidenza nella selezione dei concessionari, laddove le autorizzazioni sono limitate a causa della scarsità di risorse naturali o capacità tecniche.

Durante questo decennio di incertezza, abbiamo visto posizioni contrapposte tra il legislatore italiano e la giurisprudenza amministrativa e comunitaria, aggravate dall’apparente inerzia del Governo. Questa situazione è stata ulteriormente complicata dalla procedura di infrazione avviata da Bruxelles nel 2020, evidenziando la serietà del caos normativo, come sottolineato dal procedimento EU Pilot 7641/16/EMPL lanciato per indagare le incongruenze.

A livello locale, mentre alcune amministrazioni gestiscono autonomamente le gare pubbliche, diverse giunte comunali continuano a prorogare le concessioni stabilite all’inizio degli anni duemila, risultando in una mancanza di uniformità operativa a livello nazionale. La recente sentenza della Corte di Giustizia UE, datata 11 luglio 2024, causa C‑598/22, ha aggiunto ulteriore tensione, approvando l’acquisizione gratuita da parte dello Stato delle opere edilizie realizzate dai concessionari, senza ostacolare la libertà di stabilimento degli operatori economici come stabilito dall’articolo 49 del TFUE.

L’Antitrust, seguendo le mosse precedenti dell’AGCM, ha impugnato alcune decisioni amministrative che hanno esteso le concessioni senza le dovute procedure di evidenza pubblica, sollecitando una maggiore aderenza al principio di trasparenza e competizione come previsto dal diritto europeo. Di fronte a numerose decisioni sfavorevoli, il sindacato di categoria ha manifestato l’intenzione di appellarsi alla Corte di Cassazione, segnando un aumento del contenzioso già abbondante e pesante.

L’urgente necessità di una legge chiarificatrice è stata enfatizzata dalle categorie interessate, che, insieme ai presidenti delle principali associazioni turistiche, hanno recentemente scritto al Premier Meloni, chiedendo un incontro per discutere la situazione preoccupante, soprattutto considerando la promessa fatta durante il governo Draghi di mantenere la continuità per i concessionari storici.

Sicuramente da segnalare la proposta di un indennizzo per i concessionari uscenti, iniziativa sostenuta dal deputato FdI Zucconi e già proposta dalla Lega, anche se l’efficacia di questa misura rimane incerta in un periodo di tale incertezza storica.

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