Vi pare normale che un’opera pubblica di messa in sicurezza possa essere bloccata dalla magistratura e possa subire ritardi di anni? L’alluvione di Genova, con i danni e il morto che ha causato, invece è figlia proprio di questo. Della lentezza della giustizia amministrativa e della burocrazia macchinosa. Perché, come ha spiegato il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando – cui ha fatto eco il sindaco di Genova Marco Doria – erano tre anni che le istituzioni avevano le mani legate e non potevano disporre e attuare il completamento dell’intervento predisposto.

“Questi lavori costituiscono l’intervento più importante per la messa in sicurezza del Bisagno. È prevista la sostituzione della copertura del torrente con un aumento considerevole della sezione che consentirebbe il passaggio di un flusso di acqua maggiore, scongiurando le esondazioni. Ci sono tante zone della Liguria in cui si devono fare interventi grossi e molti li abbiamo fatti, a Varazze, Borghetto, Murialdo, a La Spezia, sul Fereggiano e sullo Sturla. Ma questo sul Bisagno è il più grosso e siamo “piantati” da tre anni. Ci sono, pronti e disponibili, 35 milioni. Se li avessimo spesi e l’opera fosse stata realizzata, ieri sera avremmo salvato tante attività economiche e forse anche una vita umana”.

Invece non li hanno spesi e non hanno realizzato l’opera. Perché tutto è stato bloccato da un ricorso presentato da alcune imprese in merito alla gara d’appalto. Tre anni fa vengono bloccati i lavori di messa in sicurezza e parte l’iter giudiziario. Il Tar Liguria accoglie il ricorso e azzera la gara. Passa un anno per arrivare al contro-ricorso in Consiglio di Stato. Quest’ultimo stabilisce che il Tar Liguria non era competente e passa la palla al Tar del Lazio. Che nel luglio 2014 mette la parola fine ribaltando il verdetto.

Peccato che da luglio nulla è partito. E non si sa perché. E comunque ormai è troppo tardi.

 

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