Nel mondo dell’assurdo, cioè nella vita reale dei poveri cittadini, si aggiungono due nuove chicche del Fisco che non posso esimermi dal segnalare. Due fatti che raccontano la barbarie di un gigante che oltre a vessare i piccoli contribuenti li prende inesorabilmente pure per i fondelli.

1) Il Sole 24 Ore racconta la persecuzione di cui è stata vittima un contribuente che ha ricevuto una cartella per il pagamento di 25mila euro di una tassa così vetusta da far accapponare la pelle: Ilor del 1975. Oltre 40 anni fa. Una cartella “ereditaria”, nel senso che è passata dal padre prima e dai due figli dopo. L’Ilor, tra l’altro, è l’imposta locale sui redditi abrogata però dal 1998. Una tassa che nonostante l’abrogazione, nonostante la rinuncia all’eredità del padre, nonostante i ricorsi già effettuati e nonostante l’istanza di sgravio continuare a gravare come una spada di Damocle sul capo del contribuente sfortunato.

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2) Ha fatto terrorismo psicologico nei confronti dei contribuenti annunciando l’entrata in vigore della fattura elettronica e poi cosa fa l’Agenzia delle Entrate? Esige la carta. Sì, avete capito bene. Come segnala Italia Oggi, infatti, molti uffici territoriali dell’Agenzia delle entrate, nell’espletamento di richieste di rimborsi o di controlli documentali aventi a oggetto il periodo d’imposta 2019 (il primo in cui l’obbligo generalizzato della e-fattura è scattato per tutti i titolari di partita Iva) stanno chiedendo ai contribuenti di esibire campioni di fatture di vendita e di acquisto in formato cartaceo. Il tutto per una falla interna alla stessa amministrazione finanziaria che invece di risolverla scarica sul contribuente l’onere della prova e lo obbliga a fare una cosa che non avrebbe dovuto più fare.

Ormai siamo alla follia.

 

Sei stata vittima del Fisco? Hai una storia di malaburocrazia da raccontare? Hai avuto problemi con la giustizia, con lo Stato o con qualche istituzione? Scrivimi.  

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