Colpo di fulmine. Si potrebbe definire “sindrome dell’innamoramento facile”. Quando c’è una piazza che va contro qualcuno o contro qualcosa, alla sinistra batte subito il cuore. È successo anche questa volta con le “sardine” di Bologna. Repubblica ha incensato il movimento, quasi come se qualche migliaio di persone che vanno contro Salvini possano assurgere a specchio dell’Italia, e il Pd ha creduto che sia cambiato il vento in tutto il Paese. Però ancora è prematuro fare previsioni. Eppure all’interno del Pd il sentore che serpeggia è questo.

“C’era passione nella piazza di Bologna. E ci ha dato coraggio, ma anche responsabilità. Con umiltà dobbiamo metterci al servizio di quella gente”. Parola del segretario dem Nicola Zingaretti. “Ritornerò, in ginocchio da te”, parafrasando Morandi. Ma il problema vero è che la sinistra, sempre più spaccata in mille rivoli partitici (le mancava pure il movimento di Calenda), rischia di non digerirle quelle sardine.

E i motivi sono diversi.

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1) La piazza non l’ha creata la sinistra né il Pd e quindi metterci il cappello e mettersi a servizio di quella stessa piazza è impresa ardua dal momento che non se ne conoscono bisogni, istante, necessità, valori e collanti che la legano salvo il fatto di essere contro la Lega e contro Salvini.

2) Prostrarsi alle sardine poi non fa altro che rappresentare l’ammissione di un fallimento, anzi due: non essere più in grado di riempire le piazze e non essere più in grado  di scendere in piazza proponendo qualcosa di costruttivo, che sia un’idea o un progetto.

3) Esaltare una piazza senza bandiere e di cui due giorni prima si ignorava l’esistenza può sembrare anche opportunistico al punto da far pensare che i dem siano così allo sbando da aggrapparsi al primo raduno di “antagonisti”, una sorta di invidia penis da psicologia politica per cui si prova ammirazione per chi riesce a fare quello che il devoto non riesce a fare.

Insomma, il rischio che le sardine vadano di traverso è altissimo, parimenti altissimo al rischio che la piazza delle stesse sardine finisca inascoltata, abbandonata a se stessa, priva di interlocutori. Una bolla di sapone, insomma. O, per restare in tema, una goccia nel mare. E alla fine le sardine finiscono in padella.

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