Zothique_Cover_1Vi sono autori, disse una volta Arthur Conan Doyle, che «hanno varcato la porta magica»: l’hanno attraversata, invitando i lettori a far lo stesso, insegnandoci che accanto al nostro prosaico mondo quotidiano ve ne possono essere molti altri, di natura differente. All’inizio del Novecento, su alcune riviste pulp americane fu coniata una curiosa espressione per qualificare opere letterarie eccentriche e fuori dagli schemi, che non si esaurivano nei generi codificati: letteratura differente. Guardato nella migliore delle ipotesi con un sopracciglio inarcato dagli esponenti della cosiddetta “cultura alta”, accademica e para-accademica, tutta imbevuta di realismo a tutti i costi, il fantastico gode oggi di ottima salute: basti pensare, tra le altre cose, al successo di serie tv come Dark, Stranger Things, Twin Peaks e altre analoghe, ma anche ai lavori di coraggiose piccole case editrici che si cimentano in edizioni assai accurate e sofisticate, riproponendo rarità oppure “classici” del fantastico con una cura che molto avrebbe da insegnare a certa editoria generalista. Iniziative come il Palindromo e Hypnos, «Urania» e Cliqot, Providence Press e Solfanelli (solo per fare qualche esempio) sono la concreta testimonianza della possibilità di trattare questo tipo di letteratura con serietà e competenza, senza relegarla a svago per adulti ritardati o bambini malcresciuti.

È proprio per questo che va salutato con entusiasmo il primo numero di «Zothique. Rivista di cultura fantastica & weird», diretta e curata dall’infaticabile Pietro Guarriello, punto di riferimento per gli amanti del weird in Italia (info e ordini: studilovecraft@yahoo.it). Pubblicate dalla mitica Dagon Press, le duecento pagine complessive di «Zothique» (nome mutuato da Clark Ashton Smith, appena tornato in libreria grazie all’impegno di Giuseppe Lippi) contengono sia scritti generali – per così dire, panoramici – dedicati al genere di cui stiamo parlando sia autentiche chicche presentate per la prima volta al pubblico italiano.

Nel primo gruppo troviamo ampie ricognizioni nella letteratura fantastica, autentiche esplorazioni dell’Immaginario Collettivo. Ne è un esempio il magnifico Elogio della letteratura fantastica di Luca Rasponi, dedicato a fantasy, horror e fantascienza, nonché al loro singolare successo nel XX secolo, che ha seguito vie ben più materiali, seppellendo il fantastico sotto una distesa di macerie. I mezzi migliori per i fini peggiori, aveva sunteggiato Tolkien. Per un singolare paradosso – solo apparente, però: checché ne dicano sociologi e psicologi, l’uomo è un essere a più dimensioni, e spesso è possibile evadere anche dalle camere della morte – in un secolo martoriato da due Guerre mondiali è stata coltivata anche la letteratura fantastica. Che non è per nulla un’evasione dal mondo, ma l’invito a guardare la nostra realtà con occhi nuovi. La pressione esercitata dalla Storia ci ha insomma spinto a esplorare altre dimensioni, da cui siamo tornati più rinfrancati, forse anche più etici.

Corredano i saggi di cui sopra autentiche perle editoriali, tra cui uno speciale tutto dedicato allo scrittore horror Hanns Heinz Ewers, con saggi e approfondimenti, insieme a tre suoi racconti inediti, un inedito di Mary Fortune (in barba a chi dice che questi generi siano solo “maschili”…) e, soprattutto, il fondamentale saggio di Arthur Machen L’occultismo in letteratura, uscito su «Literature» il 18 febbraio 1899 e qui tradotto per la prima volta in italiano. Avverso a scienza e materialismo, Machen si era sempre interessato a quegli archetipi dell’Inconscio Collettivo presenti anche nell’Inghilterra del suo tempo:

«Sappiamo che tali credenze erano affatto peculiari all’egiziano e all’accadiano dei tempi preistorici, essendo in grado di tracciare attraverso i secoli quella convinzione di un mondo occulto che si trova poco al di là del mondo dei sensi. Probabilmente ai giorni nostri, nelle nostre sobrie strade londinesi, ci sono tanti credenti e studiosi di magia, bianca e nera, come ce n’erano nei paurosi giardini pensili di Babilonia».

Oltre a questi contributi, il periodico della Dagon Press ospita saggi, schede e approfondimenti, curati da Pietro Guarriello e Cesare Buttabuoni, dedicati al panorama editoriale fantastico italiano e straniero. La letteratura differente gode di ottima salute, dicevamo, e riviste come questa stanno a dimostrarlo, indispensabili manuali rivolti non solo agli amanti del genere, ma anche a chi crede che esso possa costituire un’alternativa valida anche oggi, sottoscrivendo le parole del grande G. K. Chesterton, secondo cui «le fiabe sono più che vere: non solo perché ci dicono che i draghi esistono, ma perché affermano che possono essere sconfitti».

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