Spesso derubricato nell’aneddotica letteraria, c’è un episodio che spiega la creazione artistica meglio di mille trattazioni accademiche: è ciò che accade a Samuel Taylor Coleridge quando scrive il celeberrimo Kubla Khan, viaggio negli spazi aperti dell’Immaginazione Creatrice. Ecco come sono andate le cose: dopo aver assunto una robusta dose d’oppio e aver letto un libro sul palazzo di Xanadu dell’imperatore mongolo, precipita in un sonno profondo, ottenendo in una visione lucida quello che diventerà uno dei capolavori della poetica ottocentesca. Nel mondo intermedio in cui si trova a fluttuare, i versi scaturiscono insieme alle immagini, senza strappi, e Coleridge di […]