«È tutta propaganda!», «Lei è un propagandista!». Seguite da un invariabile «pagato da…», non è un caso che espressioni del genere volino a destra e a manca in sincrono con l’ossessiva polarizzazione del “dibattito pubblico” intorno ad alcune questioni, succedutesi, da un giorno all’altro, senza soluzione di continuità – e una ragione c’è, come vedremo. Usato come anatema per squalificare l’avversario, il termine ha finito col perdere i propri connotati, diventando una specie di passe-partout. Fa un po’ di chiarezza sulla questione uno studio dato alle stampe nel 1962 dal sociologo francese Jacques Ellul, pubblicato di recente in traduzione italiana […]