In questo articolo svilupperemo una strategia trend following multiday applicata al future del Nasdaq (contratto scambiato al CME, con sessione di riferimento dalle 17:00 alle 16:00 ora di Chicago, dal lunedì al venerdì).

L’obiettivo è costruire un sistema semplice ma efficace, capace di seguire i movimenti direzionali del mercato.

Per affinare i segnali non ci limiteremo a regole di breakout: introdurremo un filtro basato su un oscillatore specifico, il DVI (David Varadi Intermediate Oscillator).

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Cos’è il DVI, l’oscillatore che combina magnitudine e direzionalità

Per migliorare la qualità dei segnali della nostra strategia, come accennato in precedenza, abbiamo introdotto il DVI. Si tratta di un indicatore relativamente poco diffuso ma molto interessante, perché combina due concetti fondamentali dell’analisi dei prezzi:

  • la magnitudine dei movimenti, ossia la variazione del prezzo rapportata a medie mobili di riferimento,
  • lo stretch, cioè il bilanciamento tra giornate rialziste e ribassiste osservate su orizzonti diversi.

Entrambe queste componenti vengono poi normalizzate tramite un Percent Rank (ossia la posizione relativa di un valore rispetto agli ultimi N dati, espressa su una scala da 0 a 1) e combinate con pesi diversi (in genere 80% magnitudine e 20% stretch). Il risultato è un oscillatore che si muove tra 0 e 1, in grado di cogliere la direzionalità del mercato senza risultare eccessivamente rumoroso.

Nella pratica operativa, il DVI può essere utilizzato come filtro direzionale:

  • valori più elevati indicano una tendenza rialzista consolidata,
  • valori più bassi segnalano invece condizioni ribassiste.

In Figura 1 è mostrato un esempio di applicazione del DVI sul future del Nasdaq. Come si può notare, l’oscillatore riesce a seguire con buona regolarità l’andamento del mercato, restituendo un quadro più stabile rispetto a indicatori tradizionali come RSI o Stocastico.

Figura 1. Oscillatore DVI (David Varadi Intermediate Oscillator) applicato al future del Nasdaq.

Strategia base: Breakout multiday sul Nasdaq Future

Come anticipato, la logica di base è quella di una strategia trend following multiday. Con il termine trend following si intende un approccio in cui si cerca di seguire la direzione dominante del mercato: se il prezzo rompe livelli chiave verso l’alto, ci si aspetta una continuazione rialzista, mentre se viola livelli al ribasso, ci si prepara a cavalcare una possibile fase discendente.

Nel nostro caso i livelli chiave sono rappresentati dai massimi e minimi della sessione precedente (quella che, ricordiamo, va dalle 17:00 alle 16:00 ora di Chicago).

  • Se il prezzo supera il massimo della sessione passata, apriamo una posizione long, assumendo che il mercato stia imboccando una nuova gamba rialzista.
  • Al contrario, se il prezzo scende sotto il minimo della sessione precedente, entriamo short, con l’aspettativa di un proseguimento ribassista.

Per rendere la strategia più robusta ed evitare che singoli eventi anomali (outlier) condizionino in maniera eccessiva i risultati, abbiamo inserito delle regole di gestione del rischio:

  • Stop loss fisso di 3.000 dollari,
  • Take profit fisso di 5.000 dollari.

Il backtest è stato eseguito con 1 contratto del future sul Nasdaq, così da avere una chiara misura dell’efficacia della logica senza distorsioni dovute a trade eccessivamente positivi o negativi.

Backtest: punti di forza e debolezze della strategia base

Il backtest parte dal 1° gennaio 2010 e i risultati ottenuti con la strategia base di breakout non sono particolarmente entusiasmanti.

In Figura 2 è mostrata l’equity line della strategia: si nota un lungo periodo iniziale di difficoltà, con una fase ribassista che dura diversi anni, seguito da una ripresa più recente ma ancora caratterizzata da forte volatilità. Nel complesso, l’andamento non appare lineare né costante, segno che la logica pura di breakout sui massimi e minimi della sessione precedente non è sufficiente da sola a generare profitti stabili.

Un’analisi più dettagliata tramite la Total Trade Analysis (Figura 3) conferma questa impressione, ma soprattutto evidenzia il vero punto debole: il lato short.

  • I trade long mostrano una percentuale di successo del 39,79% con un average trade positivo (127,76 $).
  • I trade short, al contrario, hanno una percentuale vincente di appena 29,29% e un average trade negativo (–110,68 $).

Questo risultato non sorprende: negli ultimi quindici anni il Nasdaq ha mostrato una forte tendenza rialzista di lungo periodo. In questo contesto, tentare di cavalcare i movimenti ribassisti con una logica breakout ha prodotto più falsi segnali che opportunità reali, mentre le operazioni long hanno beneficiato della spinta strutturale del mercato.

Figura 2. Equity line della strategia base senza filtri: andamento irregolare e poco profittevole nel lungo periodo.

Figura 3. Total Trade Analysis della strategia base senza filtri o miglioramenti.

Time Window: quando conviene operare per aumentare l’efficienza

Un aspetto importante nella costruzione di una strategia multiday è la scelta della time window, cioè l’intervallo orario in cui permettiamo al sistema di aprire nuove posizioni. In altre parole, non tutte le ore della sessione di trading vengono considerate uguali: alcune fasce orarie sono più caotiche o meno affidabili, e limitarci a quelle più “pulite” può migliorare sensibilmente i risultati.

Nelle Figure 4 e 5 sono riportati i risultati dell’ottimizzazione, analizzando diversi orari di inizio e fine della time window.

Guardando ai test sull’orario di inizio, si nota come le performance migliorino sensibilmente spostando la time window dalle prime ore della sessione fino alle 10:00. Ha senso: in questo modo si evitano i falsi segnali generati nella fase immediatamente successiva all’apertura del cash azionario (8:30 ore di Chicago), quando la volatilità tende a essere più elevata e disordinata. Alle 10:00, invece, il mercato tende ad aver già assorbito la prima ondata di ordini e mostra movimenti più chiari e coerenti.

Per quanto riguarda l’orario di fine, prolungare l’operatività fino quasi alla chiusura della sessione porta buoni risultati. Una scelta equilibrata è fissare il termine alle 15:00, così da catturare eventuali trend sviluppatisi nel corso della giornata ed evitare al tempo stesso di operare a ridosso della chiusura.

Figura 4. Ottimizzazione dell’orario di inizio della finestra operativa (Time Window).

Figura 5. Ottimizzazione dell’orario di fine della finestra operativa (Time Window).

Miglioramento dei risultati dopo l’ottimizzazione della Time Window

L’applicazione della time window ottimizzata e delle regole definite ha prodotto un netto miglioramento delle performance.

In Figura 6 vediamo l’equity line dei trade long: l’andamento è molto positivo, con una crescita quasi costante nel tempo. Il sistema riesce a sfruttare bene i breakout rialzisti, che si dimostrano coerenti con la natura strutturalmente rialzista del Nasdaq.

Il quadro cambia osservando i risultati sul lato short (Figura 7): l’equity line appare ancora fragile, altalenante, incapace di generare profitti consistenti come sul lato long. Tuttavia, rispetto ai risultati iniziali, si nota un certo miglioramento, segno che la combinazione tra regole base e ottimizzazione della time window ha reso l’operatività ribassista un po’ più gestibile, pur rimanendo il tallone d’Achille della strategia.

La Total Trade Analysis (Figura 8) mette in luce alcuni aspetti interessanti:

  • La percentuale di operazioni vincenti complessive è salita al 40,98%, con un average trade di oltre 200 dollari.
  • I trade sono ben bilanciati tra lato long (549) e lato short (554). Tuttavia, questo equilibrio numerico non riflette la realtà del mercato, che storicamente si muove più spesso al rialzo. In effetti, se il lato long è molto profittevole (average trade di 426 $), il lato short resta marginale, con un average trade di appena 14 $.

In sintesi, i risultati mostrano che la strategia funziona molto bene sul lato long e che lo short, pur avendo compiuto progressi, continua a rappresentare la parte più debole.

Questo lascia spazio all’introduzione di un filtro operativo: uno strumento capace di selezionare meglio i segnali ed evitare operazioni a bassa probabilità, soprattutto sul lato ribassista.

Figura 6. Equity line dei trade long della strategia con Time Window ottimizzata.

Figura 7. Equity line dei trade short della strategia con Time Window ottimizzata.

 

Figura 8. Total Trade Analysis della strategia con Time Window ottimizzata

Utilizzo del filtro DVI per migliorare il lato short della strategia sul Nasdaq

Per migliorare la qualità delle operazioni ribassiste abbiamo introdotto un filtro basato sull’oscillatore DVI, utilizzato con un periodo di 100 nel calcolo del Percent Rank.

L’idea è semplice:

  • se il DVI è maggiore di 0,5 (il valore medio della scala dell’oscillatore), allora permettiamo l’apertura di posizioni short. In questa condizione il mercato si trova in una fase di forza, quasi di ipercomprato: ipotizziamo quindi che ci sia maggiore probabilità di assistere a uno storno; in questo caso la rottura del minimo della sessione precedente diventa un segnale operativo sensato.
  • se il DVI è inferiore a 0,5 invece non apriamo posizioni short. In questo scenario, alla rottura del minimo della sessione precedente chiudiamo semplicemente eventuali posizioni long in essere, senza aprire nuovi short.

In questo modo il lato ribassista non viene eliminato del tutto, ma “filtrato”: operiamo solo quando le condizioni di mercato suggeriscono un eccesso di forza rialzista che potrebbe preludere a una correzione. Negli altri casi, preferiamo rimanere fuori piuttosto che forzare operazioni statisticamente meno favorevoli.

Performance finali: strategia più equilibrata e profittevole

L’introduzione del filtro DVI sul lato short ha portato a un miglioramento evidente della strategia, rendendo il profilo complessivo molto più equilibrato.

In Figura 9 è mostrata l’equity line finale: la crescita è regolare, con una progressione quasi continua, e un guadagno complessivo che supera di gran lunga le versioni precedenti. L’andamento dimostra che il filtro ha effettivamente ridotto i falsi segnali ribassisti, consentendo al sistema di concentrarsi solo sui momenti in cui la probabilità di storno era più elevata.

Guardando la Total Trade Analysis (Figura 10), i numeri confermano la bontà dell’approccio:

  • La percentuale di operazioni vincenti sale al 42,64%, con un average trade di oltre 330 dollari.
  • Il lato long rimane naturalmente il punto di forza (average trade di 426$), ma la vera novità è rappresentata dal lato short.
  • Con il filtro DVI, infatti, anche gli short diventano profittevoli (average trade di 169$).

In altre parole, se in precedenza le vendite allo scoperto rappresentavano il punto debole della strategia, adesso il quadro è molto diverso: il lato short non solo non penalizza più il sistema, ma contribuisce positivamente al risultato finale.

Figura 9. Equity line della strategia breakout sul Nasdaq con filtro DVI.

Figura 10. Total Trade Analysis della strategia breakout sul Nasdaq con filtro DVI.

Conclusioni sull’uso del DVI come filtro nelle strategie di Breakout

L’introduzione del filtro DVI ha rappresentato un passo importante nell’evoluzione della strategia. Dopo una fase iniziale caratterizzata da risultati altalenanti, soprattutto sul lato short, il filtro ha permesso di migliorare la selezione dei segnali, restituendo un’equity line più regolare e un profilo di rischio/rendimento decisamente più equilibrato.

Naturalmente, il lavoro non si ferma qui. C’è ancora ampio margine di miglioramento:

  • si potrebbe ottimizzare la soglia del DVI (invece del valore fisso di 0,5),
  • testare differenti combinazioni di stop loss e take profit,
  • oppure integrare altri filtri per ridurre ulteriormente i falsi segnali.

In definitiva, questo studio evidenzia come una logica semplice, se affinata con strumenti mirati, possa trasformarsi in una base solida su cui costruire strategie robuste e potenzialmente profittevoli.

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Alla prossima,

Andrea Unger

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